Tra
le uscite più intriganti dello scorso 2018 non va dimenticata
questa degli svedesi ATOE, un nome che sulle prime dice poco, ma si
tratta del nuovo progetto del bassista degli Anglagard Johan Brand.
Oltre a Johan ritroviamo anche il tastierista Thomas Johnson e il
batterista Erik Hammarström, provenienti dalla stessa band. Superfluo
ricordare che gli Anglagard sono il gruppo di punta del prog svedese
e non solo. Completano l’organico una prestigiosa selezione
di musicisti di prim’ordine della scena svedese.
Il disco è composto da cinque brani di cui uno breve, mentre
gli altri vanno dai tredici ai diciotto minuti, vere suites. Venendo
alla musica i brividi cominciano a scorrere fin dalle prime note della
title track, l’intenzione è di dare continuità
a quanto realizzato con la band madre e in effetti non si possono
non notare i punti di contatto, anche se il sound è molto più
teatrale ed oscuro. Musica tenebrosa e immaginifica, piena di tensioni,
possiamo ricordare i King Crimson, praticamente imprescindibili per
tutta la scena svedese, i VDGG che non sono mai abbastanza ricordati,
la scena di Canterbury, in particolare per l’uso dei fiati,
poi ci sono le colonne sonore italiane con Morricone e i Goblin. Un
mix che conferisce una profondità unica a questo progetto.
Le composizioni sono prevalentemente strumentali con un uso misurato
del cantato, le partiture sono complesse, come scatole cinesi, che
svelano poco a poco i loro tesori, gemme di prog sinfonico di altissimo
valore artistico. Ma la cosa più emozionante è che disco
è molto fruibile, non è musica cerebrale, nonostante
lo spessore è capace di penetrare a fondo carne e sensi, facendo
dell’ascolto un’esperienza totalizzante.
Un disco assolutamente da avere. GB
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