Quando ho letto le note della bio di questi artisti polacchi ho pensato
di avere tra le mani qualcosa di totalmente nuovo, ma fin dalle prime
note dell'album non ho potuto non pensare agli Hawkwind dell'album
Church Of Hawkwind e a certe sperimentazioni dei maestri King Crimson.
Gli Ankh sono in circolo da dieci anni con cinque album all'attivo,
compreso questo nuovo capitolo e varie presenze in importanti festivals
di prog in giro per il mondo. Il mix di elettronica e prog rock proposto
da questi quattro ragazzi comunque è più personale di
quanto non sembri, la somiglianza col gruppo inglese è data
da una certa attitudine psichedelica di fondo, giri concentrici e
avvolgenti come spirali ripetuti fino alla nausea con digressioni
acide, sorrette da una tecnica precisa e puntuale e da una ricerca
attenta sui suoni.
Il disco si compone di sedici tracce che vanno da un minimo di quasi
un minuto ai quasi sei, all'insegna di una discreta varietà.
La componente elettronica è molto forte e i giri ritmici ripetuti
si integrano alla perfezione con la freddezza tipica dei synth, il
tutto all'insegna di una grande voglia di sperimentare e le cose buone
non mancano come in "Loop Slow Vocal Mix", ma anche momenti
più duri da digerire come la seguente "On The Way".
"Never" è uno dei brani più interessanti dell'album
per la sua struttura complessa e articolata, stesso spessore anche
la Crimsoniana "I Want You".
Questo disco non piacerà a chi non sopporta le contaminazioni
elettroniche, ma offre molti spunti interessanti e il gusto per una
ricerca artistica che non si pone confini. Non è un disco essenziale,
ma merita di essere ascoltato. GB
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