Chi dice che il Prog Rock è un genere dai testi astrusi, a
volte fantascientifici ma che non parlano quasi mai di politica, probabilmente
non ha mai ascoltato i nostrani Astrolabio. Se non li conoscete ve
li racconto in poche righe: Si formano a Verona nel 2009 dalle ceneri
della Hard Prog band Elettrosmog ed amano definirsi gruppo di “Rock
Degressivo Italiano”. Non manca loro il lato satirico ed umoristico,
questo lo si riscontra nei testi generalmente incentrati sulla società
post moderna in maniera polemica. Esclusi i demo, realizzano l’album
d’esordio nel 2014 per l’etichetta Andromeda Relix in
collaborazione con Lizard Records dal titolo “L’Isolamento
Dei Numeri Pari”. Sono composti da Michele Antonelli (voce,
chitarra, flauto traverso), Alessandro Pontone (batteria), Massimo
Babbi (tastiere) e Paolo Iemmi (voce, basso). Nel tempo affrontano
una lunga serie di concerti, spesso affiancando nomi prestigiosi (La
Locanda Delle Fate, La Coscienza Di Zeno, Osanna), numerosi festivals
ed apparizioni televisive.
Detto questo veniamo a “I Paralumi Della Ragione”, suddiviso
in nove tracce. Esso è un concept album che affronta un viaggio
surreale sulle ali di un sogno, nel quale si intraprende un viaggio
in un mondo grottesco, fantozziano, che fa ridere ma anche a denti
stretti. Tutto è semplificato dal libretto che accompagna il
cd con i testi e qualche “legenda” al riguardo. Molto
simpatica la copertina ad opera di Marco Triolo con il pupazzo “One”
al centro dell’attenzione…Tv accusata o tv che accusa?
Per partire nel sogno bisogna prima addormentarsi, e questo è
ciò che accade in “Dormiveglia #1”, breve intro
che richiama simpaticamente “Blackbird” dei Beatles, lo
stesso che chiude il disco con “Dormiveglia #2”, il risveglio.
“Nuovo Evo” è in effetti il primo brano dell’album
e mostra subito lo stile Hard Prog degli Astrolabio. Nuovo Evo è
un bivio, qui si parla di “porno- elettorale” e dei problemi
sociali del nostro paese, ne fuoriesce un quadro di certo non edificante.
Il primo momento folle del disco giunge con “ Una Cosa”,
demenziale, con metodo onomatopeico ricreativo in cui si libera la
propria fantasia. In alcuni momenti del brano i più attenti
di voi potrebbero trovare analogie con “La Mela Di Odessa”
degli Area. “Pubblico Impiego” ha intrinseco nel titolo
il focus del mirino Astrolabio mirato al mal costume italico, alla
burocrazia ed ai privilegi degli statali. La musica ancora una volta
alterna cambi di tempo caratteristici del Prog ad Hard Rock. Il ruolo
delle tastiere è in principale modo quello dell’ accompagnamento,
fornendo al suono corposità.
“Arte(Fatto)”, momento acustico e toccante, dove si espone
il senso di disagio dell’artista di oggi, mal retribuito e sfruttato.
Oltre che essere una canzone bellissima strumentalmente parlando,
anche io che vi scrivo, ne faccio mio il messaggio proposto dagli
Astrolabio, e lo sottolineo anche con rabbia, perché la cultura
e l’arte di oggi sono appiattite da una società fortemente
lobotomizzata dai social, dalla tv e da quant’altro il sistema
moderno ci propone. Piano e voce, tutto soave e leggiero, quanto potente
e devastante ne risulta il suo messaggio.
Ispirato ad uno strumentale degli Elettrosmog giunge “Otto Oche
Ottuse”, favola strumentale che porta a “La Casa Di Davide”.
Flauto e tanto Prog anni ’70 ed ancora piccoli legami con gli
Area come il recitato in voce femminile e lingua araba (chi ha detto
“Luglio, Agosto, Settembre Nero”?). “Sui Muri”
si apre in un giro di basso per poi crescere nell’insieme a
giunta delle strumentazioni, il tema questa volta è la vecchiaia
ed il decadimento psichico e biologico di un essere umano.
Il disco in conclusione è un calderone di buone sonorità
che ripercorrono tempi andati ma con personalità e testi importanti.
Un ottimo risultato.
Attenzione: Il disco potrebbe far pensare, astenersi i fragili di
mente. MS
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