BANCO
DEL MUTUO SOCCORSO
Di Salari Massimo
Il Progressive Rock Italiano negli anni ’70 ha vissuto il momento
di massimo splendore. Mentre l’Inghilterra detta le regole con
numerosissime band di elevata caratura come Genesis, King Crimson,
Jethro Tull, EL&P, Yes, Pink Floyd, Van Der Graaf Generator e
moltissime altre, la nostra beneamata penisola gode di un trittico
di band assolutamente degno di nota. Tutte le enciclopedie del Rock
e le riviste specializzate ci descrivono Le Orme, la Premiata Forneria
Marconi ed il Banco Del Mutuo Soccorso come le più significative
forze del Progressive Rock nostrano. Personalmente aggiungerei in
fatto di qualità anche i genovesi New Trolls, ma questo è
ciò che ci raccontano gli esperti. Ovviamente ci sono altre
numerosissime realtà degne di nota, alcuni nomi sono Area,
Osanna, i Delirium, Balletto Di Bronzo, Rovescio Della Medaglia, La
Locanda Delle Fate e via via tutte quelle band che comunque non hanno
goduto di una prolifica discografia. In realtà troppe sono
quelle che hanno fatto un disco per poi sparire nell’anonimato,
solo per la gioia dei collezionisti di vinile che si contendono gli
LP a suon di Euro.
Approfondiamo in questo articolo la band romana Banco Del Mutuo Soccorso,
passando attraverso la loro discografia. Prima di iniziare con un
cenno storico, mi preme sottolineare il fatto che una volta tanto,
stiamo trattando una band Prog con un cantante degno di questo nome.
Infatti (escluso rarissimi casi come quello di Demetrio Stratos negli
Area e pochi altri) la pecca principale di questo genere nel nostro
paese è il canto. Chi non ha nella mente quel simpatico uomo
paffuto e barbuto dalla voce melodiosa, particolare ed intensamente
interpretativa? Francesco Di Giacomo è una icona di questa
squadra di potenti strumentisti, dotati di grande tecnica e di un
songwriting fuori della norma. Come tutte le band del genere, un nome
non scontato, ecco a voi il Banco del Mutuo Soccorso.
LE ORIGINI
Vittorio Nocenzi è la mente creatrice di questo gruppo, un
tastierista virtuoso che alla giovane età di 17 anni, tenta
la strada della musica con l’ausilio di amici e parenti, tutto
questo nel lontano 1968. Come si sa il genere Progressive Rock negli
anni ’70 è molto sinfonico e tastieristico, per cui anche
il fratello Gianni supporta il suono con altre tastiere, mentre la
band è completata, nella sua prima formazione , da Mario Achilli
(batteria), Fabrizio Falco (basso) e da Gianfranco Coletta (chitarra)
che in seguito andrà ad esibirsi nella fortunata band degli
Alunni Del Sole. Così strutturati muovono i primi passi e con
tre brani editi nella compilation musicale “Sound 70”
dai titoli “Vedo Il Telefono”, “La Mia Libertà”
e “Padre Francesco”, si fanno notare dal pubblico italiano.
In verità non furono incisi solo questi, bensì anche
altri, restati inediti. Tuttavia i tre citati troveranno luce soltanto
nel 1989 nel disco “Donna Plautilla”.
Galeotta fu la partecipazione nel 1971 al 2° Festival Pop Di Caracalla,
infatti in questa manifestazione, Vittorio conosce nuovi artisti dotati
di una grande tecnica e in linea con le proprie idee musicali, questi
hanno il nome di Marcello Todaro, Francesco Di Giacomo (voce), Renato
D'Angelo (basso) e Pierluigi Calderoni (batteria). Il primo proveniente
dalla band Fiori Di Campo, mentre i restanti tre dagli Esperienze.
A questo punto i tempi sono maturi per virare dal Beat al Progressive
Rock, quella musica che tanto cominciava ad andare di moda in quel
periodo, con le sue lunghe suite e tanti interventi sinfonici.
DISCOGRAFIA
Il 1972 per il Banco è non solo l’anno dell’effettivo
esordio discografico, ma addirittura quello di una clamorosa accoppiata
vincente, gli LP “Banco Del Mutuo Soccorso” e “Darwin”.
Ma andiamo con ordine:
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO – Ricordi 1972
“BMS” è l’esordio ufficiale, nel quale la
band esprime il proprio modo di concepire il Prog, con personalità
e molta grinta. I testi scritti da Francesco Di Giacomo assumono una
importanza fondamentale, mai scontati e molto vicini alle poesie,
anche dal profumo antico. In questo disco si nascondono gemme che
ancora oggi la band ripropone inesorabilmente dal vivo, come “R.I.P.
(Requisecant In Pace)", "Il Giardino del Mago" e "Metamorfosi".
Notevole è il successo della copertina, quel salvadanaio dal
quale fuoriesce una lingua di cartone con rappresentati i volti dei
componenti della band, come a dire “conservateci con cura e
parsimonia, perché noi valiamo”.
Molti addetti ai lavori associano questo artwork a quello rappresentato
da Andy Warhol con la famosa banana per i Velvet Underground &
Nico di Lou Reed, personalmente non sono d’accordo, non vedo
assolutamente parallelismi non solo grafici, ma persino concettuali.
Nel disco vige un Prog sinfonico basato sulle tastiere onnipresenti
ed un fragore emotivo d’impatto, quello che praticamente è
mancato a centinaia di lavori paralleli ad altre band minori, ma se
consideriamo che il Banco con questo disco è pure all’esordio,
siamo davvero distanti anni luce dalla realtà, quella che ha
fatto si che il genere poi rimanga relegato solo a pochi cultori.
Inutile poi piangere sul latte versato. Questo disco è un cult,
ristampato negli anni a venire in tutte le salse e ovviamente, anche
punto di riferimento per molte altre band future, sia italiane che
straniere. Notevole la ristampa in doppio cd della Sony “40
Anni” (2012) con inediti dal titolo: “Polifonia”,
“Tentazione” e “Padre Nostro”.
DARWIN! – Ricordi 1972
Con “Darwin !” il BMS crea un concept album, ossia un
album a tema. Molta stampa e delle enciclopedie del Rock, relegano
questo come il primo concept album italiano Pop. In realtà,
quasi un anno prima, alla fine del 1971, i Giganti escono con un album
straordinario dal titolo “Terra In Bocca”. Questo è
un album riferito alla mafia e a certe vicende della mala, coraggioso
e musicalmente parlando sorprendente. Ma torniamo a “Darwin
!”, qui si parla dell’uomo e della teoria dell’evoluzione
della specie. L’uomo nelle sue debolezze, nella crescita intellettuale,
il rapporto con il sentimento dell’amore e tutto quello che
si aggira in questo trattato culturale.
Uno sforzo creativo notevole, che si distacca da tutto quello che
sta uscendo in Italia in questo periodo e non solo. Brani lunghi e
spesso strumentali, come la famosa “Conquista Della Posizione
Eretta” con dieci minuti in cui si tenta di spiegare lo sforzo
dell’uomo nel poter conquistare la posizione su due gambe. Una
musica impegnata, però in alcuni frangenti anche Jazzy, come
in “Danza Dei Grandi Rettili”, un break nel concept cervellotico
e musicalmente carico di suoni spesso sinfonici. I testi dunque assumono
un importanza fondamentale ed il massimo viene raggiunto da Di Giacomo
nella stupenda “750.000 anni fa …..L’Amore?”,
dove si tenta di descrivere il sentimento che prova l’uomo alla
visione di una donna, quel sentimento che valica aldilà del
sesso e dell’istinto della conservazione della specie. Il primitivo
ha paura nell’esporsi, l’amore si fa campo nel suo cuore
e la paura di un rifiuto si presenta concretamente nella propria mente.
Qui di seguito il teso di questa canzone, una delle più belle
mai realizzate da un gruppo Rock italiano. Considerate poi che tutto
si sorregge sulla struttura voce e piano.
Già l'acqua inghiotte il sole
ti danza il seno mentre corri a valle
con il tuo branco ai pozzi
le labbra secche vieni a dissetare
Corpo steso dai larghi fianchi
nell'ombra sto, sto qui a vederti
possederti, si possederti... possederti...
Ed io tengo il respiro
se mi vedessi fuggiresti via
e pianto l'unghie in terra
l'argilla rossa mi nasconde il viso
ma vorrei per un momento stringerti a me
qui sul mio petto
ma non posso fuggiresti fuggiresti via da me
io non posso possederti possederti
io non posso fuggiresti
possederti io non posso...
Anche per una volta sola.
Se fossi mia davvero
di gocce d'acqua vestirei il tuo seno
poi sotto i piedi tuoi
veli di vento e foglie stenderei
Corpo chiaro dai larghi fianchi
ti porterei nei verdi campi e danzerei
sotto la luna danzerei con te.
Lo so la mente vuole
ma il labbro inerte non sa dire niente
si è fatto scuro il cielo
già ti allontani resta ancora a bere
mia davvero ah fosse vero
ma chi son io uno scimmione
senza ragione senza ragione senza ragione
uno scimmione fuggiresti fuggiresti
uno scimmione uno scimmione senza ragione
tu fuggiresti, tu fuggiresti...
E’ nel 1973 che Marcello Todaro lascia la chitarra a Rodolfo
Maltese, chitarrista degli Homo Sapiens, ancora oggi nelle file della
band e fido amico di Di Giacomo e Nocenzi. La stampa e molta critica
ritiene che “Darwin!” sia un passo indietro rispetto all’inatteso
e grandioso esordio omonimo, personalmente non paragono i due lavori,
in quanto concettualmente e strutturalmente troppo differenti. Ascoltare
“Darwin !” è come vedere un film, oppure guardare
una galleria di quadri, tutto è concatenato e comunque riconosco
l’astrusità dell’ascolto in alcuni passaggi, non
troppo commerciali o per meglio dire non convenzionali. Una opera
Rock che va ascoltata con attenzione e senza pregiudizi musicali.
Ma è proprio in quest’ anno, il 1973 che la band se ne
esce con un album che mette tutti d’accordo:
IO SONO NATO LIBERO – Ricordi 1973
Il Banco Del Mutuo Soccorso qui giunge alla completa maturazione artistica
e per molti questo è il punto massimo raggiunto dalla loro
creatività. In realtà anche nel futuro riusciranno a
scrivere brani di pregevole caratura, ma qui c’è un sunto
continuo, un binario dal quale non si deraglia. Una continuità
emotiva che difficilmente riusciranno ad eguagliare. Questa volta
non si ha nulla a che invidiare dalle realizzazioni di band straniere,
“Io Sono Nato Libero”, ispirato dalle atrocità
della guerra mondiale, è un capolavoro sotto tutti gli aspetti,
lirici e musicali. Basta ascoltare il brano di apertura “Canto
Nomade Per Un Prigioniero Politico” per capire il sunto di quanto
detto. Nei suoi quindici minuti verrete trasportati dai numerosi cambi
di tempo, dalla possente voce di Francesco e dalle tastiere di Vittorio
Nocenzi.
Il Banco Del Mutuo Soccorso, vive la contestazione degli anni ’70
come molte altre band Pop e Prog ( in quel periodo il termine aveva
lo stesso significato), tuttavia pur risultando relegati ad una scena
politica di sinistra, i nostri non vanno ad approfondire tematiche
politiche in maniera viscerale. Un esempio più efferato sono
gli Area, il Banco invece ha saputo seguire i tempi, gli eventi e
la politica sempre con una velata ironia, si con partecipazione, ma
con moderazione. Gli ideali sono difesi, farsi capire e dialogare
con il pubblico è importante e questo la band lo ha saputo
fare molto bene, soprattutto durante le numerose esibizioni live.
Famose anche le diatribe con dei gruppi di persone organizzate da
alcune riviste del tempo, i quali pretendevano la musica dal vivo
gratis, senza pagare il biglietto. Lo slogan era “ La musica
si sente e non si paga”. Sostenevano che la musica è
una cosa impalpabile e che al termine del concerto non si poteva portare
via oggettivamente. Ovviamente gli artisti spesso mettevano un prezzo
politico, in quanto almeno dovevano riuscire con le spese, ma questo
è stato sempre un punto di diatriba, gli anni della contestazione
erano questi ed adattarsi non era facile. “Io Sono Nato Libero”
è dunque stato un album impegnato socialmente, soprattutto
perché colpito anche dagli avvenimenti in Cile (il colpo di
stato), i quali davano adito ad argomentazioni sociopolitiche articolate.
E qui ritorno al brano “Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico”,
scritto proprio per questo motivo. Ricorda Rodolfo Maltese: “
Ci veniva spontaneo interessarci al sociale , ma mai abbiamo sentito
la necessità di allinearci forzatamente a certe situazioni.”
(tratto da Anni ’70 Generazione Rock di Giordano Casiraghi –
Editori Riuniti). Il suono articolato e tecnico di questo lungo brano
mette la band alla luce del pubblico anche straniero, quello che poi
farà firmare il contratto con la Manticore di Greg Lake (Emerson
Lale & Palmer).
C’è nel disco anche una canzone che rilassa, e che fa
sognare, da Figli Dei Fiori, quella “Non Mi Rompete” dal
ritornello giocoso ed arioso da cantare tutti assieme. Non mancano
i richiami alla fortunata formula del “Giardino Del Mago”,
ossia un brano complesso, qui degnamente rappresentato da “La
Città Sottile”. Questo riporta il Banco in quella dimensione
a loro consona e cioè quella della ricerca compositiva, con
un cantato a tratti persino recitato. Sempre importante il lavoro
delle tastiere per garantire all'ascoltatore un viaggio mentale e
per far capire (se ancora ce ne fosse il bisogno) che questa è
musica per la mente. Tematiche contro la guerra invece vengono trattate
in “Dopo… Niente E’ Più Lo Stesso”.
Chiude il disco evidenziando lo spirito giocoso e libero della band
“Traccia II”.
BANCO – Manticore – 1975
Nel 1974 la band lascia la Ricordi e come dicevo in precedenza, sposa
la Manticore di Lake, casa discografica appuratamene dedita al Progressive
Rock più sinfonico ed articolato del momento ( anche la PFM
fa capolino nella scuderia).
Si necessita per il pubblico estero, un cantato in inglese e questo
in effetti è il sunto di questo album. Ci sono brani editi
come R.I.P." ("Outside"), "Non Mi Rompete"("Leave
Me Alone"), "Dopo... Niente E’ Più Lo Stesso"
("Nothing's the Same") e "Metamorfosi" ("Metamorphosis")
oltre alla strumentale "Traccia II". Non mancano comunque
dei brani inediti, con il titolo "Chorale (from Traccia's Theme)"
e "L'albero Del Pane ("The Bread Tree)", un brano stupendo.
Nell’insieme nulla di trascendentale, anche se le canzoni sono
di grande impatto, il cantato in inglese non sembra adattarsi alla
perfezione. Comunque la stampa mondiale accoglie più che positivamente
questo quarto disco del Banco, le vendite meno. Parte anche un tour
in terra inglese ed americana, ma il successo non è come auspicato.
Memorabile invece il concerto di Venezia al Teatro Malibran con degli
spettatori di lusso come Greg Lake e Keith Emerson.
GAROFANO ROSSO – Manticore 1976
L’anno successivo il quintetto romano si focalizza sulla stesura
di una colonna sonora. Il film si intitola “Garofano Rosso”
ed essendo appunto una colonna sonora, manca dell’apporto vocale
del leader cantante Di Giacomo. Malgrado questa defezione, il disco
è davvero bello ed interessante in numerosi spunti. La matrice
Banco è comunque decisamente spiccata, a dimostrazione che
la band gode di una profonda personalità. Il film tratta argomentazioni
socio politiche ed è girato dal regista Luigi Faccini, ispirato
a sua volta dal romanzo di Elio Vittorini. Quello che sorprende con
il senno di poi è che la musica è nettamente superiore
alla caratura del film, come si dice in gergo, un vero fiasco al botteghino.
Grande musica dicevo, dove le tastiere ricoprono ovviamente il ruolo
più importante, mentre la chitarra elettrica lascia più
spazio a quella acustica.
La musica è libera di esprimersi, non più limitata dalla
struttura canzone-cantato, per cui non ci si sorprende se si incontrano
anche momenti più sinfonici come “Suggestioni Di Un Ritorno
In Campagna". Un disco che va assolutamente rivalutato, sempre
attuale, il tempo sembra non avergli inferto troppi colpi.
COME IN UN ULTIMA CENA – Manticore 1976
Il fans del BMS nel 1976 deve mettere spesso mano al portafoglio,
sia per “Garofano Rosso” che per questo album edito anche
in lingua inglese (tradotto dal nostro cantautore Angelo Branduardi)
per il mercato estero dal titolo “As In A Last Supper”
(Manticore). Il disco si occupa di tematiche bibliche, proprio come
il titolo suggerisce, mentre potremo notare con il tempo che questo
si tratta pure dell’ultimo album del Banco dalle sonorità
prettamente sinfoniche ed articolate.
L’album gode di una promozione d’onore, infatti la band
parte per una tournèe Europea come supporto ai mitici maestri
del genere: i Gentle Giant. Siamo oltre la metà degli anni
70 e la musica Progressive in Italia sta dando i suoi ultimi sussulti,
anche per questo la band di Nocenzi mette in disparte la struttura
del brano suite, per favorire di più la formula canzone. Brani
più brevi ed orecchiabili dunque, come “Il Ragno”,
“ E’ Così Buono Giovanni Ma….”, canzoni
che restano scolpite a caratteri cubitali nella storia della band,
tanto che ancora oggi durante i concerti sono puntualmente esibite.
…..DI TERRA – Ricordi 1978
Il Progressive sta chiudendo i battenti, il Punk e la Discomusic con
relative Febbri Del Sabato E Sera, fanno della musica per la mente
un boccone unico. Si passa alla musica per il corpo, composta da poche
note e tanto divertimento. Ma il Banco non ci sta, almeno per il momento
e presenta nel 1978 il suo progetto più ambizioso: “….Di
Terra”.
Si ritorna alla Ricordi, in quanto la Manticore subisce la crisi del
genere e si inginocchia ai voleri del pubblico.
Questo disco è un altro lavoro completamente strumentale, anche
se Di Giacomo partecipa come scrittore dei titoli dei brani. La musica
è composta da Vittorio Nocenzi e un orchestra accompagna la
band in questo viaggio davvero intricato e sinfonico.
Nel 1975 il Banco viene contattato per scrivere una colonna sonora
di un film di fantascienza, ma non se ne fece più nulla a causa
della poca serietà dell’entourage. Tuttavia molti pezzi
sono stati incisi proprio qui in “….Di Terra”. Questo
è un disco da ascoltare con parsimonia, certamente non una
pietra miliare, ma ricco di buoni spunti. Ambizioso? Potrebbe essere,
comunque una piccola opera Rock in tutti i sensi del termine.
CANTO DI PRIMAVERA – Ricordi 1979
“…La primavera è quella che abbiamo nella nostra
testa, non è solo una stagione…” così diceva
Di Giacomo nel concerto in Mexico nel 1999. La musica di questo disco
è in effetti ariosa, spesso giocosa. Si comincia a prendere
le distanze dalle tematiche prettamente sociopolitiche, una musica
più leggera comincia a plasmarsi, quasi un adeguamento ai nuovi
tempi. Ma attenzione, il disco non è scontato, in esso si aggirano
perle di assoluto valore come ad esempio il brano dedicato alla morte
dell’amico Demetrio Stratos (Area) “ E Mi Viene Da Pensare”.
A questo punto della loro carriera questa è la formazione:
Gianni Nocenzi: pianoforte elettrico Yamaha e clarinetto in Mib;
Vittorio Nocenzi: sintetizzatori e tastiere elettroniche;
Rodolfo maltese: chitarre elettriche e acustiche, charango, bouzuky,
tromba e corno;
Pieluigi Calderoni: batteria e percussioni;
Gianni Coloiacomo: basso elettrico, senza tasti e a sei corde;
Luigi Cinque: sax soprano, armonica, scacciapensieri mongolo;
George Aghedo: percussioni;
Francesco di Giacomo: voce
Quindi il bassista Renato D’Angelo lascia il gruppo ed il basso
a Gianni Colaiacomo.
La canzone “Sono La Bestia” traccia una strada ben definita
per il sound della band, cioè scrive la linea strutturale che
ritroveremo spesso anche nelle canzoni future del Banco. Si saranno
commerciali, ma sempre con una personalità. Infatti è
giunto il momento del cambiamento. Nel 1979 si arriva al capolinea
del Prog Italiano, per cui il Banco si conceda dagli anni ’70
con un live proprio dal titolo “Capolinea”
Gli anni ’80 (che io definisco gli anni della musica di plastica)
sono commerciali, la New Wave detta legge, nascono gruppi come Duran
Duran, Spandau Ballet, Depeche Mode, Simple Mind e migliaia e migliaia
di altri. La loro musica è energetica, da ballare e tuttavia
anche con spunti a volte gradevoli. I tempi sono cambiati e chi non
cambia con loro rischia l’inevitabile estinzione. Il Banco è
stato così intelligente (come i “cugini” Orme e
PFM) da capire che bisognava adattarsi e così vengono alla
luce dischi di facile fruibilità come:
URGENTISSIMO – 1980
BUONE NOTIZIE – 1981
BANCO – 1983
…E VIA – 1985
Con “Urgentissimo” cade il “…Del Mutuo Soccorso”
in maniera ufficiale ed il suono diventa più Rock. Musica immediata
e di durata più breve. Il Banco si concentra sul ritornello,
come nella famosa “Paolo Pa’”. Uno dei brani più
riusciti è anche “Felice”.
Chi si attendeva un tonfo da parte della band, resterà esterrefatto,
in quanto malgrado la virata più commerciale e diretta, i nostri
riescono a fare numerose vendite.
DONNA PLAUTILLA - 1989
Un silenzio lungo cinque anni, salvo citare il lavoro solista
di Francesco Di Giacomo dal titolo “Non Mettere Le Dita Nel
Naso”, lasciano a bocca asciutta i fans della band.
Ma al confine degli anni ’90 comincia l’operazione nostalgia
nell’intero genere Progressive Rock, sospinto dalle grandi band
del Nord Europa, si risveglia l’interesse verso certe sonorità
e questo accade anche in Italia. Il Banco esce con questa raccolta
di inediti degli anni ’70. Qualcosa si sta muovendo nuovamente.
DA QUI MESSERE SI DOMINA LA VALLE – 1991
LA STORIA – 1993
I GRANDI SUCCESSI -1993
Agli inizi degli anni ’90 il Banco sonda il terreno e l’interesse
attorno alla loro musica con la realizzazione di diverse raccolte
di successi. “Da Qui Messere Si Domina La Valle” è
un doppio cd che può risultare interessante, in quanto in esso
sono contenuti i primi due album ri-registrati per l’occasione.
“La Storia “ è una buona compilation, dove chi
non conosce la band potrebbe apprezzare ed incuriosirsi, mentre “I
Grandi Successi” rivolge lo sguardo agli ultimi lavori del Banco,
diciamo che è la compilation degli anni ’80.
IL 13 – 1994
Finalmente dopo dieci anni esce un nuovo disco da studio dal titolo
“il 13”. Questo ha su di se molte aspettative, sia da
parte di chi ha apprezzato la discografia degli anni ’70 che
quelli che hanno cantato a squarciagola “Moby Dick” o
“Paolo Pà”. In effetti gli artisti hanno agito
in maniera equa, perché in esso ci sono brani che richiamano
sia gli anni ’70 che gli ’80. Contenti tutti o scontenti
tutti? La verità sta nel mezzo e le vendite non eccessive lo
confermano. Comunque un bel disco.
Negli anni ’90, sulle ali dell’entusiasmo del ritorno
del Prog, e’ anche la volta di rimettere in moto la band, per
cui il Banco parte per date live, girando mezzo mondo, dal Messico
al Giappone fino all’Argentina. Date di successo, e un biglietto
da visita per il Progressive Italiano di cui ne dobbiamo andare orgogliosi.
LE ORIGINI – 1996
ANTOLOGIA – 1996
Ancora due raccolte, la prima è un doppio cd con l’attenzione
rivolta agli anni ’70, la seconda è un misto, ma con
tutte queste uscite si rischia di saturare l’interesse del vecchio
fans, il quale ha bisogno di nuova musica.
NUDO - 1997
Il sound della band si ammorbidisce con soventi interventi acustici
ed il pubblico sembra apprezzare oltremodo. E’ dunque il momento
giusto per fare uscire un disco con rifacimenti di classici in maniera
acustica. Il doppio cd si intitola “Nudo”. Nel primo cd
vengono risuonati dei classici con la giunta del brano “Nudo”.
Nel secondo cd possiamo apprezzare la band dal vivo nelle ultime performance.
Un ottimo disco per tutti gli estimatori sia della band che della
buona musica.
NO PALCO – 2003
In verità la band di Nocenzi non è più prolifica
e malgrado sia attiva al 100%, vive più che altro di vecchie
glorie, tuttavia risuonate con maturità ed intelligenza. Esce
nel 2003 “No Palco”, ennesimo live album edito per il
trentennale della band. E così fino ad oggi, senza mai avere
la possibilità di ascoltare nuovo materiale in maniera ufficiale.
Ma i nostri artisti sono sempre all’opera, date su date ed il
sogno continua. Ora non ci resta veramente che sognare ad occhi aperti
un ritorno in studio, magari rivedere quel salvadanaio con la linguetta
da tirare con i loro volti di oggi.
SALARI MASSIMO
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