INTERVISTA
A FURIO CHIRICO, lo storico leader degli ARTI & MESTIERI
di Giancarlo Bolther col contributo di Michele Maestrini e Massimo
Salari
Innanzi tutto voglio farti i complimenti per essere stato
indicato dalla rivista americana specializzata in batteria Drumhead
fra i migliori batteristi mondiali, come si arriva ad un simile risultato?
Grazie, la vita riserva sempre delle sorprese, a volte negative
ed altre positive, dopo essere stato invitato al "Modern Drummer
Festival" (l'oscar dei batteristi) nel 2002 pensavo di aver raggiunto
il massimo ed invece è arrivata questa nuova emozione. Come
ci sono arrivato? Attraverso due importanti motivi: primo l'importanza
di rimettersi sempre in gioco, sia dal punto di vista tecnico che
da quello progettuale, e secondo un buon lavoro manageriale (Amy Ida
di Sfera Entertanment) di cui oggi posso disporre, purtroppo non fu
così nel 2002, quando non avendo un manager non potei sfruttare
bene l'opportunita' del "mdf".
Ti aspettavi questo riconoscimento? Che emozioni hai provato?
No non me lo aspettavo, anche perché vivendo maggiormente
in Italia è difficile essere notati, ma a molto sono serviti
MySpace e You Tube e la band storica del prog italiano Arti &
Mestieri. Le emozioni sono state forti ed estremamente appaganti.
Una parte della critica in passato ha storto il naso davanti
al tuo stile molto personale e quasi “invadente” di batterista,
questa recente affermazione la consideri come una rivincita personale?
Devo dire che mi sono sempre occupato poco della critica,
con cui riesco a dialogare bene solo quando avvengono incontri costanti
e che partono dal presupposto dell'analisi attenta e documentata del
progetto in questione e del contenuto artistico. Sull'invadenza dei
musicisti si è sempre detto molto, penso a Elvin Jones, Billy
Cobham e molti altri, spesso senza asoltare bene prima di sentenziare,
ma comunque nessuno è perfetto. In fondo però quello
che conta è il mio rapporto con le emozioni e con il pubblico,
che sono sempre state molto intense e sincere. Non mi interessa vincere
una gara di velocità con nessuno, tanto meno con chi si proccupa
e si fa' influenzare dalle mie canottiere piu' che dal mio drumming.
Pensi che questo riconoscimento possa aprire qualche porta
internazionale per gli artisti italiani, che storicamente non sono
mai stati sufficientemente considerati?
Io spero di si, ma il problema è complesso e spesso
non è colpa dei paesi stranieri, ma degli stessi artisti italiani
che hanno poca dimestichezza con le lingue e faticano a vivere fuori
dall'Italia, sono però molto fiducioso delle nuove generazioni
che sono più intraprendenti e preparate ad affrontare le "sfide".
Mi preoccupa anche certa stampa che fa fatica a sostenere gli artisti
italiani, che invece hanno una certa importanza e successo all'estero,
ad esempio spesso sento e vedo critiche ad Andrea Bocelli e lodi a
Vasco Rossi, ed è ridicolo, non dal punto di vista artistico
ma dal punto di vista mediatico, uno è un fenomeno mondiale
e l'altro è un fenomeno nostrano, un altro esempio, dopo la
mia performance al Moderm Drummer, unico musicista italiano che sia
mai stato invitato a questa manifestazione, importanti batteristi
mondiali ed i miei stessi sponsor dopo un po' di tempo mi chiesero
in quanti articoli e copertine di giornali specializzati io ero stato
messo in Italia, non vi dico l'incredulità quando dissi che
tutto si limitò a due miseri reportage dell'accaduto ed un
seminario.
Quali sono i dischi e i batteristi che ti hanno influenzato
maggiormente?
E' difficile rispondere a questa domanda per due motivi,
primo perché mi hanno ipirato di più i pianisti, Keith
Jarret innanzitutto, poi perché difficilmente mi sono messo
ad analizzare il lavoro di un batterista se non a livello didattico.
Comunque sono moltissimi i batteristi che mi danno emozioni, in qualsiasi
genere musicale.
Che tipo di studi hai fatto nel tuo percorso musicale e quanto
tempo impegni al giorno d’oggi per lo studio dello strumento?
Come è cambiato nel tempo il tuo approccio con la batteria,
in cosa ti senti migliorato e cosa credi che sia rimasto invariato.
Non si finisce mai di studiare ed ancora oggi cerco di aprire
un'altra strada, mi dedico alla batteria un paio di ore al giorno
sia per il "fondo" che per analizzare nuove tecniche ed
espressioni, il mio approccio non è cambiato nel tempo e c'é
ancora margine per migliorare.
Oggi il livello batteristico sembra quasi arrivato all’esasperazione,
alcuni batteristi preferiscono gareggiare con il metronomo invece
di concentrarsi sull’aspetto melodico musicale. Cosa ne pensi?
È businnes, di artistico non c'è niente, però
è divertente, rimane da sempre il dilemma del rapporto tra
tecnica, anche estrema e musicalità e ispirazione, le nuove
generazioni dovranno risolversi un bel problema e scegliersi una strada,
per quanto mi riguarda non faccio mai niente che non mi dia emozioni,
quello è l'unico modo che concepisco, sia che applichi delle
tecniche semplici oppure molto complesse.
Quanto conta per te l’aspetto didattico del tuo lavoro
e qual è, a tuo avviso, il consiglio migliore che ti senti
di dare ad un batterista?
Conta al 50 per cento, ma è naturale per poter parlare
e dialogare su terreni complessi, ma anche sentiti ed intensi, è
necessario avere padronanza del vocabolario, anche quello musicale,
certo si può essere buoni artisti anche rimanendo naif, se
si è sufficientemene geniali, tutti gli altri devono lavorare
duramente, questo è anche il mio consiglio.
Col tuo look hai sempre espresso una grande fisicità,
è stata una scelta naturale o voluta?
Da bambino ero affascinato da Ercole e Maciste ed ero appasionato
di nuoto, per cui la prestanza fisica e la preparazione atletica per
me erano e sono importanti e con il passare degli anni sono diventati
un modo per mantenersi in forma e continuare, finché è
possibile, ad eseguire performance musicali impegnative, il resto
è spettacolo.
Qualche anno fa hai inciso un disco veramente bello in memoria
di tuo figlio, un atto d’amore non scontato, come vivi oggi
questa “perdita”?
Ti ringrazio, insieme a te, anche gli altri giornalisti che
hanno recensito od ascoltato il cd Father to Son, hanno detto le stesse
cose. Non è stato facile superare quel momento, devo dire che
amici, musicisti ed allievi sono stati molto importanti e la musica
soprattutto è stata fondamentale.
Negli anni settanta, specialmente in ambito progressive, il
livello tecnico delle esecuzioni era sempre molto elevato. Oggi esistono
migliaia di metodi di batteria, ma all’epoca le cose funzionavano
diversamente. Quanto erano preparati tecnicamente i batteristi di
quegli anni , ad esempio un Phil Collins o un Franz Di Cioccio, in
rapporto alla creatività e alla fantasia che esprimevano?
Sono anni irripetibili e non è retorica, tutto era
mixato: arte, problematiche socio/filosofiche, politica, scienza ecc..
gli artisti autenticamente sensibili non potevano che essere dei creativi,
Phil Colins ne è un esempio, pur non avendo approfondito tecniche
complesse, riusciva costruire groove e fill sempre originali e molto
interessanti, oggi c'è un numero maggiore di batteristi preparati
ed anche interessanti, però è difficile trovare dei
momenti così esaltanti, forse come mi diceva ultimamente mio
figlio, la vostra è stata l'ultima generazione del "costruire"
delle frontiere da scoprire, con la mia invece è iniziata la
generazione del "salvare" salvare i fiumi, l'aria il pianeta
ecc…
Il Prog è un genere che nel suo termine raccoglie molte
influenze, voi con “Murales” dove vi sentite collocati.
Murales è un cd molto bello, non ricordo in quel'anno
un prodotto migliore, le composizioni sono ispirate e belle, le ritmiche
sono dosate e comunque ricercate, l'unico appunto che ci fecero, fu
di non ritrovare la stessa spinta ritmica di Tilt e di Giro di Valzer
per Domani, ma fu solo un momento gli Arti non sono mai cambiati,
i temi sono li a testimoniarlo.
.
“Tilt” è stato un album fondamentale, che
ha fatto storia nel Prog italiano, secondo te “Murales”
negli anni potrà avere la stessa forza innovativa, oppure oggi
i tempi sono così cambiati che è più difficile
tracciare delle linee per gli altri artisti?
Tilt è storia; Murales è bella musica (il che
comunque di questi tempi non è facile creare).
Gli Arti & Mestieri hanno dimostrato una grande longevità,
come credete si sia evoluto il vostro sound?
Gli anni che passano, se sono ben investiti, fanno crescere
e non solo di età, naturalmente le nuove esperienze musicali
e di vita in genere, hanno influenzato la maggior parte degli elementi
degli a&m ed il sound ne ha naturalmente risentito, il giudizio
lo lasciamo al pubblico.
La vostra line up nel tempo è mutata fra defezioni
e ritorni, ce n’è una alla quale sei rimasto più
legato e perché? Sei ancora in contatto con Gigi Venegoni?
Era naturale che ciò avvenisse, sette elementi originali
sarebbe stato difficile per chiunque tenerli insieme per 35 anni,
ma siamo sempre rimasti in contatto ed in un modo o nell'altro abbiamo
collaborato in progetti musicali. Ogni variazione di formazione mi
ha visto sempre presente. Con alcuni elementi la collaborazione è
stata ed è più intensa e continua. Con Venegoni praticamente
la collaborazione non è mai cessata, specialmente dal punto
di vista discografico, sia nei mie progetti solisti, che con gli Arti
& Mestieri.
Che ricordi hai dei mitici Trip in cui militavi, hai qualche
aneddoto al riguardo da raccontarci?
Eccezionali, era il periodo più bello del prog, erano
le prime band dei primi anni '70 e poi essere in una band italo inglese
come i trip, era il massimo, l'Inghilterra e l'Italia erano l'avanguardia
musicale, in Italia si affermavano anche i cantautori insieme al prog,
mi ricordo che con i Trip abbiamo tenuto a battesimo Bennato con la
sua armonica e tamburello, 'apri' un nostro concerto al teatro Uomo
di Milano i Trip sono una di quelle band che se tornassero in pista
troverebbero molti spazzi nazionali ed internazionali pronti ad accoglierli.
Gli anni ’70 sono stati quelli della contestazione per
cui bisognava essere “impegnati” per essere riconosciuti
e dei concerti gratis con relativo scavalcamento o sfondamento di
cancelli. Che ricordi hai del periodo, come li hai vissuti?
Sai io ho vissuto tutta la rivoluzione culturale di quegli
anni, che inizio prima del '68, nel '66 a Torino ci fu una delle prime
marce della pace europee e come tutte le "rivoluzioni" portano
con se valori reali ed importanti ed anche un sacco di stronzi ed
opportunisti, senza contare gli infiltrati che sono sempre serviti
ad far fallire qualsiasi movimento di cambiamento, i concerti gratis
ne furono un esempio, magari un po' "infantile". C'era di
peggio sull'essere impegnato, io ho un idea molto personale, qualsiasi
cosa io faccia, deve darmi delle sensazioni per cui ne valga la pena
di viverla, sia che si tratti di cosa semplice o complessa, nel caso
di quegli anni, si arrivava da un periodo di cretinismo totale, quindi
era normale ricercare emozioni più forti, sia intellettualmente
che politicamente, ma soprattutto filosoficamente, per dirla semplice,
perché continuare dire e fare delle stronzate giornaliere,
seguire il carro dei buoi e basta.
Oggi non si scavalcano cancelli, ma si scarica la musica gratis,
secondo te cosa è peggio? C’è rimedio?
La situazione è piuttosto complicata, da che mondo
è mondo non c'é niente che può fermare un meccanismo
innestato, bisognava pensarci prima e dare delle alternative, ora
sta agli operatori del settore trovare nuove idee e soluzioni, reprimere
non servirebbe a niente. Una delle soluzioni può essere il
recupero sistematico ed organizzato del live, con vendita diretta
di tutti i prodotti collegati alla band, il problema è come
arrivarci attraverso ogni tipologia di prodotto, da quelli più
cult con numeri di utenza bassi, ma costanti, a grandi stars, il meccanismo
è lo stesso, si può e si deve essere coscienti del prodotto
che si vuol produrre e dal suo potenziale, voglio dire che se si sta
trattando un prodotto di Rock Alternativo o Free Jazz o Musica Sperimentale,
è certo che parliamo di generi importanti, ma con numeri di
utenza limitati, quindi il guadagno sarà inferiore a quello
della gestione della pop music, è necessario quindi fare tutti
un passo indietro e ricostruire il bacino di utenza di ogni genere
musicale e qui anticipo un discorso che spiego meglio più avanti
e che riguarda l'organizzazione, il management, ecc….
Il mercato Giapponese è sempre stato uno dei più
attenti nei confronti del Rock progressivo italiano, è stato
anche nei vostri confronti?
Certamente, oltre alle storiche bands inglesi, gli A&M
la PFM, New Tolls, ecc... sono le bands più seguite, apprezzate
e "sold out" in Giappone.
Secondo te perché molti gruppi italiani, soprattutto
quelli storici compreso gli Arti & Mestieri, hanno un seguito
maggiore all’estero che in Italia?
Perché in Italia manca totalmente la capacità
di gestire qualsiasi operazione anche dal punto di vista commerciale,
manca il team:
band - produttore - casa discografica - distribuzione - manager -
agenzia - ufficio stampa - promotore - sponsor dell'evento o concerto
qualsiasi sia
il genere e l'impotanza dell'evento questo insieme di competenze,
fanno si che un progetto vada in porto, sia che sia rivolto ad un
pubblico di 200 persone od a uno di 50.000, ogni genere musicale ha
un suo potenziale pubblico, è necessario però che nessun
tassello manchi, purtroppo in Italia non avviene più, negli
anni '70 tutto funzionava, perché cerano moltissime aggregazioni
culturali e non, che organizzavano concerti, università, festival,
movimenti, questo oggi non c'è più ed il privato non
funziona, all'estero il privato funziona sia che si tratti di musica
complessa o commerciale ed è per questo che alcuni gruppi che
hanno come caratteristiche sonorità internazionali come A&M,
PFM, ecc.. trovano più spazio all'estero, anche in Italia ci
sarebbe il pubblico, ma va riorganizzato ed informato porta a porta.
Ricordi un errore che avresti potuto evitare o di cui ti sei
pentito nella tua carriera?
Non in modo particolare.
Quali sono i tuoi progetti futuri personali e degli Arti &
Mestieri?
Quì purtroppo ti devo fare un elenco, tante sono le
mie attività e progetti musicali, partiamo da quelli personali.
Il primo progetto "La Sfera di Stravos" un lavoro musicale
e teatrale tratto dal mio ultimo cd Father to Son, il testo teatrale
è di Giuseppe Bovello, già autore "Nous Serons"
ultimo brano del cd, con me sul palco in veste di attore, mimo e cantante
Iano Nicolò, voce degli A&M, saranno eseguite tutte le
musiche del cd in minus one con me alla batteria, un grande schermo
proietterà un percorso immaginario, metafora del senso del
vivere e delle sue problematiche, detto cosi potrebbe sembrare un
"mattone", in realtà le musiche e la recitazione
di Iano, (un giullare colto, ma sarcastico e pazzo) rendono il tutto
molto veloce ed accattivante, sarà pronto per il prossimo autunno.
Il secondo progetto, l'uscita del cd "Speculare" dei "Chirico
Camarca Project", con Giulio Camarca alla chitarra e Massimo
Camarca al basso. Una band latin jazz e funk, altri generi musicali
a qui sono affezionato, è un cd veramente bello con delle belle
composizioni, che cercheremo di presentare dal vivo molto presto.
C'è un terzo progetto personale ed è la creazione di
un trio di Power Jazz Rock, che si chiamerà Furio Chirico &
Friends e si ipirerà a Restless, il brano di apertura de cd
Father to Son ma è ancora presto.
Ed adesso due progetti dedicati agli Arti & Mestieri.
Il primo "The Original Colors, Arti e Mestieri jazz rock version"
che vede protagonisti un quartetto con tre degli A&M originali,
Chirico, Crovella, Venegioni e come ospite Roberto Puggioni al basso,
il progetto intende riproporre i brani storici più jazz rock
della band, con arrangiamenti molto vicini all'intenzione originaria,
quando temi ed improvvisazione avevano un sound molto particolare,
sono molto curioso di vedere la reazione degli ascoltatori.
Ed il progetto più ambizioso, "Piramidi" il nuovo
album concept degli Arti & Mestieri, un album molto prog, dove
i brani cantati e quelli strumentali, hanno pari dignità compositiva,
con testi di Marco Zatterin, importante giornalista de "La Stampa"
e apprezzato scrittore, i testi sono ispirati al suo libro, "Il
Gigante del Nilo", dedicato al grande Belzoni, artista e archeologo
(tutto italiano) che scoprì tombe e reperti fondamentali in
Egitto e non solo, una vera storia sull'archeologia "avventurosa".
Un lavoro impegnativo, ma abbiamo la certezza che sarà un diverso
"Tilt", ma con uguale importanza artistica.
--
Saluto e ringrazio Furio, che con grande disponibilità e pazienza
ci ha concesso questa interessantissima intervista "fiume",
che ha toccato tantissimi temi importanti.
Visti i tanti progetti in cantiere di Furio, l'augurio è di
risentirci presto per parlare degli sviluppi e per raccontarci come
è andata, con l'augurio che tutto vada sempre nel migliore
dei modi. GB
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