Musicalmente (e non solo) il Giappone è una terra che continua
a sorprendere e ad emanare un fascino che per alcuni diventa ossessione.
Nel caso di questa band l’ossessione è la loro per la
musica occidentale e in questo secondo album mostrano una padronanza
della materia impressionante. Mescolano con grande disinvoltura prog,
jazz e metal, citando Magma e King Crimson però con un sound
moderno, molto complesso e privo di qualsivoglia tentazione retrò.
Il disco si apre con un canto in stile gregoriano, come a voler dare
un’impronta mistica al lavoro, poi entra la parte elettrica
che rimanda subito alla grande tradizione rock, la sezione di fiati
ovviamente fa pensare alla storica formazione francese, ma poi le
chitarre danno al tutto un sapore metallico moderno, su tutto poi
i continui stacchi di tempo, le ritmiche complesse e nervose, che
aggiungono un senso apocalittico foriero di tensioni oscure e drammatiche.
Solo il cantato in lingua giapponese può essere avvertito come
un limite, anche se il libretto, bello e molto curato, presenta tutti
i testi tradotti in inglese, di fatto ci siamo abituati a non sentire
più la sudditanza dalla lingua inglese. L’album si compone
di sei lunghe tracce, tutte molto varie per cui è difficile
fare un resoconto puntuale e francamente vi invito a scoprire di persona
le meraviglie nascoste tra i solchi di questo disco pazzesco.
La musica degli Evraak è un vortice che trascina l’ascoltatore
in un universo parallelo da cui può essere molto difficile
uscire indenni. Un vero “must have”! GB
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