Rock Impressions
 

IL PERIODO D’ORO DEI GENESIS
di Michele Maestrini

I Genesis sono probabilmente il più grande gruppo dell’epoca d’oro del progressive e questo perché hanno saputo mettere insieme tutti gli ingredienti più importanti e indicativi del genere (inteso come un calderone contenente una miriade di varianti sul tema) e non da meno hanno saputo rinnovarsi passando dal Proto-Prog degli esordi ad un Prog sinfonico classico fino al New Prog di Wind & Wuthering, un percorso artistico che rivela un gruppo geniale.
Le doti tecniche dei singoli componenti sono eccezionali e giustificano l'importanza che il gruppo ha acquisito, ma è altrettanto importante sottolineare come nelle loro canzoni ci sia sempre stato un equilibrio perfetto fra tecnica e sentimeno, senza mai esagerare nell’uno o nell’altro, una dote che si trova raramente nell’ambiente di quegli anni. Il loro periodo migliore è ovviamente quello prima della sterzata verso il pop, ovvero fra il 1970 e il 1977 (che non a caso coincide con quello degli Yes). Il drumming jazzato, imprevedibile e potente allo stesso tempo di Phil Collins, i virtuosismi e gli arpeggi delicati e stupendi prima di Anthony Phillips e poi di Steve Hackett, le armonie mai scontate create dal basso di Mike Rutherford, la teatralità di Peter Gabriel nel cantare, i testi surreali e ironici e, in ultimo, la grandissima tecnica compositiva e il gusto di Tony Banks fanno dei Genesis i re del progressive, non un progressive ostico e di difficile assorbimento, ma uno stile morbido, delicato e pieno di finezze e di accorgimenti che solo dopo prolungati ascolti si riusce a percepire. La grandezza compositiva è questa, saper inserire virtuosismi solo dove è necessario e capire dove non esagerare quando il pezzo non lo richiede, ma andatelo a spiegare alle pseudo band di prog tanto famose ai giorni nostri.

TRESPASS (1970): Reduci da un esordio poco significativo i Genesis registrano quello che universalmente è riconosciuto come il primo vero album della band. Trespass è un po’ ingenuo, ma a mio avviso troppo sottovalutato, il Genesis sound è già ben delineato, anche se nella formazione devono ancora subentrare Hackett e Collins. Gabriel porta quel gusto per il surreale e l’ironico che non abbandonerà mai i nostri (almeno fino alla sua dipartita). Un ottimo disco contenente almeno un classico della band: "The Knife" e la dolcissima e stupenda "Stagnation". 8,5/10

NURSERY CRYME (1971): "The Musical Box" apre questo album straordinario, che rimane uno dei grandi capolavori di Gabriel e soci. Hackett entra a fare parte della band e si dimostra essere un degno sostituto di Phillips (anche se per ora ne ricalca lo stile) e il nuovo drummer Phil Collins si dimostra essere un batterista eccezionale. Dall’inizio alla fine un album di classici con perle come la già citata "The Musical Box", "The Fountains Of Salmacis" e "Harold The Barrel". Un superclassico. 10/10

FOXTROT (1972): Se Nursery Cryme presentava ancora qualche imperfezione questo si dimostra essere un capolavoro di perfezione sia compositivo che nelle esecuzioni. Per molti fans è forse l’apice della band, secondo me è un album stupendo ma in cui manca parte di quell’originalità e spontaneità che hanno contraddistinto il lavoro precedente. "Supper’s Ready" è comunque una delle vette del rock progressivo e non da meno sono "Can-Utility And The Coastliners" e "Watcher Of The Skies". Un altro superclassico. 10/10

GENESIS LIVE (1973): Un bel live che documenta una parte del tour che fece seguito all’uscita di Foxtrot e che vale la pena acquistare per la presenza di una versione furiosa ed energica di "The Musical Box" e un’altrettanto splendida "The Knife", immortalata per la prima volta con la presenza di Hackett e Collins. Oltre a questi due pezzi sono anche inclusi brani come "Watcher Of The Skies", "Get ‘Em Out By Friday" e "The Return Of The Giant Hogweed" riproposti pressoché come le originali. 8/10

SELLING ENGLAND BY THE POUND (1973): Senza dubbio un album bellissimo, in cui è difficile trovare dei punti deboli (fatta eccezione per la bruttina "More Fool Me"), i nostri sono infatti diventati dei maestri del genere e sanno come lavorare… a mio parere anche troppo in quanto questo è un album che ricalca le cose fatte precedentemente e non contribuisce ad aggiungere qualcosa al gruppo se non canzoni stupende come "Dancing", "Firth Of Fifth" e "The Cinema Show". Giudizio: un po’ “ruffiano”, ma è un grande album il cui pregio sta nell’ammorbidimento del sound e nell’inserimento di un certo gusto “pop” che allarga lo spettro di ammiratori della band. 9/10

THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY (1974 2CD): Per molti questo rimane un capolavoro assoluto, per altri un esperimento mal riuscito… per me The Lamb è un concept coraggioso in cui la band esplora nuovi e affascinanti territori ben distanti dalle sonorità tipiche del passato per raccontare la storia e le vicende del mondo allucinato di Rael. Questi sono i Genesis sperimentali, inquietanti, affascinanti. Abbiamo di fronte un album uscito nel 1974 che sprizza modernità da tutti i pori. Un album forse esagerato nella sua lunghezza e nelle intenzioni e un’opera che creerà un grosso divario fra Gabriel e la band tanto che il carismatico singer abbandonerà il gruppo per intraprendere una carriera solista degna di nota. 9/10

A TRICK OF THE TAIL (1976): Dopo l’abbandono di Gabriel, Collins comincia ad occuparsi di tutte le parti vocali (verrà poi aspramente criticato dai fans per le sue manie di protagonismo e per la virata commerciale che farà intraprendere ai Genesis). A dispetto delle apparenze i nostri quattro sfornano un grande album, un piccolo capolavoro nel suo genere (considerando l’anno di uscita). A Trick Of The Tail è piacevolissimo e suonato magistralmente; contiene grandi classici come "Dance On A Volcano", "Squonk", "Los Endos" e la meravigliosa "Entangled". Una reazione molto positiva di una band che vuole dimostrare di saperci fare anche dopo una defezione pesante come quella di Gabriel. 9/10

WIND AND WUTHERING (1977): A mio avviso anche meglio di A Trick Of The Tail; Banks sforna per l’occasione suoni molto moderni e il songwriting ancora una volta riesce ad anticipare i tempi (come per The Lamb all’epoca), creando un insieme di canzoni che potrebbero benissimo essere presenti su un disco uscito in questi anni (magari ce ne fossero adesso di album così!). 9/10

SECOND’S OUT (1977 2CD): Una band al top della forma, esecuzioni impeccabili e una scaletta da brivido sono gli ingredienti di quello che considero uno dei live più belli della storia del prog. Da notare che l’assenza di Gabriel viene sostituita più che degnamente da un Phil Collins in piena forma, che alterna con grande fluidità il ruolo di cantante (per la maggiore) con quello di batterista assieme ad un incredibile Chester Thompson e a un ottimo Bill Bruford presente solo in "The Cinema Show". 9/10

AND THEN THERE WERE THREE (1978): Prima Gabriel, adesso Hackett. Rutherford prende in mano anche la parte chitarristica e a parte tutto si conferma essere un grande musicista. A differenza di molti fans non considero questo disco un disastro completo; è sì un album commerciale, più però nelle intenzioni che nel risultato effettivo. Vero è che "Follow You Follow Me" finirà in classifica, ma altrettanto vero è che "Burning Rope" è un pezzo bellissimo e molte altre songs presenti nell’album posseggono un’atmosfera e un fascino non indifferente. 7/10

DUKE (1980): Se prendessimo singolarmente le buone canzoni presenti in questo disco ci accorgeremmo che Duke sarebbe potuto essere un ottimo album, certamente non un ritorno al passato, anzi un viaggio verso un mondo più sperimentale e un passo avanti rispetto ad And Than There Were Three. La verità è che purtroppo le troppe cadute di tono e troppi tentativi pop rendono quest’album un bel disco, che si ascolta volentieri, ma che solo ogni tanto ci fa alzare la testa e ci fa pensare che questi sono davvero i Genesis che abbiamo tanto amato. Sicuramente è un disco da avere se si è fan di questa incredibile band ed è l’ultimo che ritengo essenziale e degno di nota prodotto da questi grandi del Prog. Dopo sarà il momento degli altri Genesis, quelli da classifica. 7,5/10

GENESIS ARCHIVE 1967-1975 (1998 4CD): Succosissimo cofanetto contenente 4 cd e un libro di 80 pagine a colori con foto e storia della band nel suo periodo migliore, quello dominato da Peter Gabriel. I primi due cd ci offrono un concerto del 1975 a Los Angeles nel quale la band propose tutto The Lamb Lies Down On Broadway, in una versione a tratti anche più coinvolgente dell’originale, anche se in linea di massima la riproposizione è quasi uguale a quella del disco. Il terzo cd contiene altri pezzi inediti, alcuni presi da un concerto del 1973 dove tra le altre troviamo una versione furiosa di "Dancing With The Moonlit Knight", una stupenda "Supper’s Ready" (suonata da un Collins incredibile), una bellissima e delicata "Stagnation" presa da un live per la BBC e tre pezzi facenti parte di A-side o B-side come la famosa "Happy The Man" e la bella "Twilight Alehouse", la prima del periodo Nursery Cryme e la seconda del periodo pre-Trespass anche se registrata durante le sessions di Foxtrot. Il cofanetto si chiude con il quarto cd contenente 20 pezzi, alcuni sono versioni demo di brani finiti poi su From Genesis To Revelation, tre sono pezzi che dovevano finire su Trespass (e sono quelli veramente degni di nota) e in più una bella versione demo di "Dusk". Un documento quindi imperdibile, una raccolta di materiale inedito e raro splendidamente confezionato per cui vale sicuramente la pena spendere qualche soldo in più, tenendo conto anche di una qualità audio più che ottima. 8/10

MM


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