Rock Impressions

Hiroshima Mon Amour - Australasia HIROSHIMA MON AMOUR - Australasia
Danze Moderne
Distribuzione italiana: si
Genere: New Wave
Support: CD - 2015


Il titolo della terza traccia di “Australasia” suggerisce l’appellativo adatto a definire i contenuti del più recente parto artistico degli Hiroshima Mon Amour: suggestivo. Una miscela perfetta che rimanda agli anni settanta (l’opener “Ossessione”), ma riafferma l’identità di un gruppo che ha sempre interpretato con gusto peculiare i canoni “classici” della new-wave. Interprete fedele di un suono e di una tradizione gloriosa, il quartetto incardina l’uso della madrelingua in un contesto espressivo di respiro internazionale, incastonato in un presente in continuo mutamento, dimostrandosi pronto ad affrontare le sfide più probanti; più d’una delle nove canzoni che compongono la variegata track-list di “Australasia” sarebbe meritevole dell’attenzione dei responsabili della programmazione delle emittenti radiofoniche nazionali. Uso il condizionale, considerato che è assai probabile che “Australasia” rimanga pur troppo patrimonio di pochi. Perché necessita di impegno, di “sforzarsi” a compenetrarne il valore. Esplorarlo, compiere un viaggio (il tema lirico fondante è quello del ritorno al passato, percorso intimo che Carlo Furii compie, identificando in quella vasta porzione della nostra Terra fra Australia, Nuova Zelanda e parte del Pacifico ove egli ha vissuto da giovane una regione che non è solo materia, ma pure luogo ideale ove albergano i fantasmi di un passato che ritorna sempre, ed in questo mi riconosco…), lasciare il noto per il non conosciuto… Certo che l’esperienza accumulata in venti anni e più di attività (l’origine dell’insieme risale al ’94) ha il suo peso, e viene prontamente messa a frutto dai nostri.

E’ “Suggestione”, alla quale mi riferisco in apertura di pezzo, a segnare uno dei punti più alti in quanto ad efficacia: un brano attraversato da una vena malinconica che screzia una melodia intrigante, attuando il totale coinvolgimento dell’ascoltatore. Perfettamente amalgamate fra loro, le personalità di ogni singolo musicista fanno emergere la componente corale di “Australasia”: la voce e le tastiere di Carlo Furii, il basso di Marcello Malatesta (lui pure alla voce ed alle tastiere), la chitarra di Massimo Di Gaetano e la batteria di Livio Rapini sono gli elementi che, fusi in un tutt’uno, generano episodi come “Disco” ed “Asia”, canzoni dai contenuti ben delineati ed evidentemente generati dalla stessa matrice. E’ questa la forza (oltre che la costanza, che non può difettare ad un complesso come gli HMA, nome storico che echeggia glorie nazionali ed internazionali della new-wave) di questo insieme, eccellente rappresentante di un sottobosco assai ricco di valori, che cerca ispirazione nel passato senza cedere al fascino umbratile della nostalgia, e tanto meno incamminarsi lungo la facile via dell’imitazione pedissequa.

Poeti dei nostri giorni, gli HMA rappresentano un piccolo segreto da custodire con cura (ma non mi dispiacerebbe vederli calcare palchi prestigiosi), ma anche da condividere con chi voglia rendersi partecipe di un messaggio sonoro raffinato ma universale. “Io sono qui” chiude “Australasia”, e ci lascia col campionamento di un aereo al decollo: destinazione lontana, ove il passato si ricongiunge a noi… AM

PS: mi permetto di suggerirvi una visita al sito di Danze Moderne: etichetta validissima, sorretta da un genuino spirito indipendente, tra ricerca, passione e… coraggio. Bravi!

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