Immagino che il nome di questo musicista sia poco noto, e mi piacerebbe
sbagliarmi. Nato in Brasile si è poi trasferito negli States
dove si è diplomato in conservatorio. Le uniche informazioni
sul suo curriculum le ho trovate in una pagina in danese di wikipedia,
e posso dire che vanta un passato di tutto rispetto, in particolare
in ambito neoclassico e in colonne sonore.
In questo suo album però infonde tutto il suo amore per il
rock, in particolare quello progressivo. Essendo un tastierista è
facile fare paralleli con Emerson, Wakeman, Moraz e altri, ma è
evidente anche l’amore per la musica classica, per il jazz e
per le colonne sonore, a tutto aggiungiamo che cita i Pink Floyd e
la psichedelia e c’è pure un tocco della musica brasiliana.
Detta così sembra un guazzabuglio di ingredienti invece la
grande abilità mostrata da Miguel è quella di essere
riuscito a fondere tutti questi ingredienti in un album sorprendentemente
ricco. Per spiegare bene ogni dettaglio di questo lavoro bisognerebbe
fare un track by track però, se non sono riuscito a convincervi
che si tratta di un disco di assoluto valore, finirei col ripetere
più volte quello che ho già detto sopra.
Il disco è in buona parte strumentale ma ci sono anche brani
cantati. In definitiva questo lavoro ci mostra che, al di là
delle possibili etichette, la musica è “una” e
quello che conta davvero è l’anima che il musicista esprime.
Kertsman ci ha mostrato di essere davvero un grande musicista. GB
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