Rock Impressions

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********* OVER THE TOP *********
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Komara KOMARA - Komara
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Distribuzione italiana: -
Genere: Prog / Sperimetal / Avantgarde
Support: CD - 2015


Il batterista Pat Mastellotto (King Crimson, Stick Men, Steven Wilson, Alan Holdsworth) è uno di quei musicisti instancabili, sempre pieno di progetti e non ha certo bisogno di grandi presentazioni. Per questo nuovo capitolo del suo percorso artistico si è accompagnato al chitarrista slovacco David Kollar, nove album solisti, diciotto partecipazioni in colonne sonore e molte collaborazioni con artisti a me sconosciuti, e al trombettista italiano Paolo Raineri, che si ispira alla scena nu-jazz scandinava e ha ottenuto un award con i Junkfood 4tet. Con una simile formazione la musica contenuta in questo disco non poteva che essere sperimentale, fortemente, fra free jazz, prog rock e avanguardia.

Il viaggio inizia con “Dirty Smelly” i suoni sono subito urgenti, ruvidi, cupi, nella bio si parla di Cinematic Industrial Ethno-Rock, francamente è una definizione che mi lascia indifferente, ma la musica no, è qualcosa che entra prepotentemente nelle viscere, che graffia le pareti dell’anima, con un ritmo dispari dall’ottimo groove ipnotico, si entra in un vertigo da cui è difficile scappare. “37 Forms” è dominata da ritmiche molto complesse, dal sapore etnico, nell prima parte il brano è molto più soft del precedente, ne conserva il senso del mistero, pur non essendo così ardito, ottimi gli interventi di tromba di Raineri, poi la temperatura sale grazie ad un ottimo crescendo di intensità. “A Collision of Fingerprints” è semplicemente spettacolare, post moderna, le ritmiche sono spaziali, suoni urbani e notturni fortemente inquietanti. A sorpresa arriva un brano dal sapore Wilsoniano, la notturna “She Sat in Black Silt” ricorda alcune melodie del geniaccio inglese, anche se inserite in un contesto che Steven non credo abbia ancora esplorato. “2CFAC” è molto sperimentale, tra free jazz e avanguardia, con suoni post moderni dal sapore elettronico, che danno al tutto un fascino notevole. In “God Has Left This Place” ascoltiamo varie voci, per lo più spocken, di Raineri, Leashya e Bill Munyon, il senso di mistero e di dramma sono sempre più in rilievo, del resto la trama sottostante si basa su una detective story e devo dire che è resa con grande efficacia. Con la prima parte di “Pasquinade” si respira un po’ di luce, le atmosfere oppressive precedenti lasciano spazio a suoni carichi di una poetica serena, dominata dalla chitarra e dalla tromba, poi anche in questo caso troviamo un ottimo crescendo e tutto si arricchisce di particolari, che groove da brividi. “Abrazo” è un intermezzo microscopico, che lancia “Afterbirth”, altro brano abbastanza atmosferico, ma che ha degli inserti Krimsoniani di grande potenza, prog all’ennesima potenza, finale pazzesco. Chiude questa maratona “Inciting Incidents”, torna la voce cavernosa del narratore che chiude, senza altri suoni, un viaggio inquietante e affascinante al tempo stesso.

Album veramente ricco, superlativamente suonato, prodotto in modo impeccabile, certo si rivolge ad un pubblico dalla mente aperta, disposto a lasciarsi sorprendere e a cambiare il proprio punto di vista musicale, ma quante soddisfazioni sonore vengono elargite da questi tre grandi musicisti. GB

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