Ritorno, a sette anni di distanza dal debut album, di questo gruppo
americano dal nome molto suggestivo, composto dai tre fratelli Sekulovich.
Il disco parte molto bene col brano "Olympus Mons", un prog
epico incentrato sulle tastiere, dalla struttura quasi pomp, ma il
brano successivo "Far From Home" è molto più
deludente. Pur mantenendo una struttura a cavallo fra il pomp e il
prog arioso di scuola Yes e Genesis, incomincia a mostrare i limiti
della formazione che usa molto bene le tastiere, mentre trovo praticamente
inascoltabili le parti di batteria elettronica. "Consequences"
chiama in causa addirittura Alan Parson nella costruzione delle linee
vocali, che risultano abbastanza gradevoli e come nel caso precedente
il brano è sostenuto dalle tastiere. In "Solange in Rio"
si possono apprezzare anche il basso e la batteria e il brano ha finalmente
un incedere interessante. La traccia che da il titolo all'album è
una suite di tre parti oniriche e vagamente ambient.
La musica di questo band si muove con destrezza fra passaggi delicati
ad altri dinamici, ma mai aggressivi e il tastierista è decisamente
bravo, però il risultato finale non mi convince del tutto.
GB
|