Noi Italiani siamo molto bravi ad osannare gruppi stranieri, lo sappiamo
benissimo, ma soprattutto siamo altrettanto capaci di ignorare l’erba
del nostro giardino. A volte sembra di combattere contro i mulini
a vento quando noi media (sia della stampa, della tv, della radio
o del web) siamo tutti inconsapevolmente concordi nell’esaltare
un certo lavoro e generalmente otteniamo l’effetto contrario.
I gusti del pubblico (giustamente sovrano) non concordano quasi mai
con quelli della critica, ma questa volta ci tengo particolarmente
a consigliare almeno un ascolto più accurato e paziente del
solito di questo disco d’esordio.
I Malaavia sono napoletani e si muovono in sonorità dalla musicalità
sconfinata, dove influenze del passato (Osanna, PFM, Orme) si incontrano
con il Folk (Compagnia Di Canto Popolare, Pino Daniele, Battiato,
Teresa De Sio) e la musica orientale. Il risultato è ottimo
e dalla forte personalità, grazie anche alle belle voci del
bassista e chitarrista Pas Scarpato e a quella possente di Solimena
Caloria. Ad arricchire il lavoro ci sono anche le presenze di artisti
come Lino Vairetti degli Osanna e Giovanni Mauriello della Compagnia
Di Canto Popolare.
Il disco si suddivide in tre parti, con un totale di ventidue canzoni,
il che rende bene l’idea su quanto andremo ad ascoltare. La
bravura dei partenopei sta nel saper dosare passato con il presente,
come ho avuto modo di dire, ma non solo, piccole chicche culturali
insaporiscono tutto il lavoro, come ad esempio interventi tenorili
in latino (“Ombre”) o i riferimenti Dannunziani di “Coda
Di Luna Calante”, molto Camel oriented. Un elogio a parte per
l’ottimo lavoro alle tastiere di Oderigi Lusi. Quando un disco
Progressive è così articolato è l’insieme
che deve funzionare e “Danze D’incenso” lo fà.
Spero che questo non rimanga, come al solito, un prodotto destinato
ai pochi eletti fruitori insaziabili di sonorità Progressive,
ma che abbia il giusto spazio che si merita e se questo è un
debutto, non oso pensare cosa potrà accadere nel futuro.
Non si apre un Progfest (quello di Voghera) con artisti del calibro
di PFM e Yes per caso, un motivo ci sarà…o no? Avvicinatevi
senza indugi al nuovo Progressive moderno italiano, non ve ne pentirete.
MS
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