Marchesi Scamorza, sin dal nome si intuisce che trattasi di un gruppo
Progressive Rock Italiano. Il fascino del “non scontato”
e dell’”unico”, oltre che nel genere raramente l’appellativo
resta singolo, ma spesso formato da due o tre parole.
Nel 2012 la band ferrarese si fa conoscere al pubblico con “La
Sposa Del Tempo”, un disco dalle influenze PFM, Genesis, Delirium
e Yes. Un buon esordio, considerando che prendono forma nel 2009.
Iniziano anche loro, come molte altre formazioni, con le cover per
poi dedicarsi a materiale proprio. I componenti nella loro musica
hanno varietà di soluzioni, dettate dalla differente provenienza
dei gusti personali. Un mix che comunque porta ad uno stile sempre
caro al classico Prog italiano, compreso quello delle Orme, PFM, Banco
e Locanda Delle Fate.
Nel 2014 il quintetto viene a conoscenza del produttore e musicista
Mike 3rd della Prosdocimi Records, di sicuro un nome che i fans del
genere già conoscono, specialmente per la realizzazione del
progetto Ex KGB. Il connubio dell’incontro trova il sunto in
“Hypnophonia”, termine che sta a significare l’unione
fra la psiche umana ed il suono. Il disco si presenta con un buon
libretto di accompagnamento, con tanto di testi e foto della band.
La registrazione è più che buona e i brani contenuti
sono cinque, due dei quali suite della durata di quasi quattordici
minuti: “Il Cammino Delle Luci Erranti” e “La Via
Del Sognatore”. La formazione è composta da Enrico Bernardini
(voce), Lorenzo Romani (chitarra, Mandolino, cori e tastiere), Enrico
Cazzola (tastiere), Paolo Brini (basso) e Alessandro Padovani (batteria).
Ci sono anche semplici canzoni all’interno di “Hypnophonia”,
come la iniziale “1348”, dove la parte centrale del brano
può richiamare l’epicità di certe Orme, grazie
all’uso delle tastiere, ma che resta comunque legata alla formula
canzone. Il gioco si fa duro con la suite “Il Cammino Delle
Luci Erranti”, pane per i denti del Prog fans incallito, quello
relegato alle regole intoccabili, piuttosto che a quello aperto alle
nuove soluzioni. Quindi, cambi di tempo, di umore, ritornelli che
si rincorrono a tratti nel proseguo del brano, assolo strumentali
ed epicità mista a drammaticità. L’intesa fra
i componenti è buona, la ritmica funziona così come
le tastiere che sanno sempre accompagnare le melodie con precisione
e tempistica. Anche queste sono caratteristiche del genere che vanno
rispettate, in quanto il Progressive Rock vuole necessariamente navigare
nella parte più “dotta” e complessa della musica.
Non è un caso che il momento più bello del brano risulta
essere proprio il finale, dove l’insieme lavora con vigore e
perizia.
“Campi Di Marte” gode del vento anni ’70, un aria
fresca e pulita che sobbalza l’ascoltatore nel tempo. I sei
minuti de “L’Uomo Col Fiore In Bocca” sono più
raffinati nell’interpretazione vocale, inizialmente meno Prog
e piuttosto vicina alla formula canzone italiana anni ‘80/90.
Non nascondo che in alcuni momenti mi sembra di intravedere in lontananza
i primi Litfiba, salvo poi tornare nei ranghi e giocare con il piano
elettrico di Cazzola. Qui territorio Orme.
Non è un caso che spesso nelle recensioni si adopera il termine
“Dulcis In Fundo”, perché in effetti così
è anche con “La Via Del Sognatore”, suddiviso in
tre parti: Pt1 “La Notte”, Pt2 “Il Sogno”
e Pt3 “Il Risveglio”.
Ascoltare musica così oggi nel 2015 è fatto incredibile,
quante volte abbiamo sentito dire Prog “musica morta”,
“musica di nicchia”, in un era dove la tecnologia è
avanzata ed ha portato attraverso le mode ad altre sonorità
e a strutture musicali più semplici.
“Hypnophonia” mi convince del fatto che il genere Progressive
Italiano (specie quello classico, come in questo caso) invece non
morirà mai, perché anche nel futuro ci saranno sempre
dei nuovi Marchesi Scamorza… Come in una staffetta il testimone
viene comunque passato. 2015, il genere è in buona salute,
quindi avanti così. MS
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