Il bergamasco Marco Gamba esordisce da solista con questo disco pubblicato
dalla TRJ Records, specializzata in giovani talenti jazz. Alle spalle
di Gamba troviamo un curriculum chilometrico, indice di quanto lavoro
si nasconda dietro ad un disco come questo, che è il frutto
di un percorso artistico lungo quanto una vita segnata da passione
e dedizione. La musica proposta da Marco è quasi tutta scritta
da lui stesso, tranne una cover di John Coltrane e sappiamo quanto
non sia facile nel jazz di oggi trovare artisti che si espongono con
proprie creazioni, ma come sempre alla fine questi sono i dischi di
jazz che apprezzo di più.
Il disco parte con un brano dalle ritmiche spericolate, che impegna
subito l’ascoltatore, Gamba suona il contrabbasso, Francesco
Pinetti ci delizia col vibrafono, mentre Sergio Orlandi alla tromba
e Max Pizio al sax si rincorrono continuamente, chiude il quintetto
il batterista Marco Zanoli. Un manipolo di musicisti preparati e motivati,
che per poco più di settanta minuti ci guidano con mano sicura
in una vortice di note e ritmi incalzanti, una musica spesso sull’orlo
della sperimentazione e del free, ma che comunque mantiene sempre
le radici nel jazz più classico. Le composizioni proposte sono
piuttosto lunghe e strutturate, questo può restringere in parte
il campo dei possibili fruitori del cd, ma troviamo anche una discreta
varietà di atmosfere indagate, che rende il cd vario e interessante,
anche se ribadisco che non si tratta di un lavoro destinato a trovare
consensi su larga scala, piuttosto si fa apprezzare da chi il jazz
lo mastica da tempo.
Artisti come Marco Gamba ci dimostrano che si può ancora proporre
jazz personale, senza per forza doversi confrontare per l’ennesima
volta coi grandi classici. GB
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