Nonostante la giovane età, il singer e produttore tedesco Hubi
Meisel ha già ottenuto molti consensi per il suo lavoro. Inizia
cantando in vari gruppi metal e hard rock, poi si lega artisticamente
ai Dreamscape con cui incide l’album Very, ma il sodalizio non
dura molto e il nostro inizia la carriera solista. Questo è
il suo secondo album, se si esclude il primo Ep Cut, lo accompagnano
fin dall’inizio il talentuoso Marcel Coenen (Sun Caged), Vivian
Lalu (progetto omonimo) alle keys e per questo lavoro troviamo anche
il chitarrista Jorge Salan (Mago de Oz), il batterista Daniel Flores
(Mind’s Eye) e il bassista Johan Niemann (Therion).
Kailash è un concept sull’Himalaya e il Tibet in generale,
le parti musicali sono state composte con la cooperazione di Lalu.
Per avvicinarsi alla musica di Meisel bisogna pensare ad una versione
più metal dei Pendragon, Hubi ha una timbrica che ricorda molto
quella di Nick Barret e anche la sua musica si ispira in varie parti
ai Pink Floyd, così l’accostamento fra i due artisti
viene spontaneo anche se non si può parlare di plagio. Meisel
e Lalu hanno una spiccata attitudine melodica, pienamente in linea
con certo gusto teutonico, e insieme hanno dato vita a pagine veramente
emozionanti, anche se non particolarmente innovative.
L’album è composto da dieci traccie (alcune versioni
contengono delle bonus con Joop Wolters alla chitarra) molto varie,
alcune più atmosferiche, altre più incalzanti, tutte
venate da una buona dose di prog melodico. Ci sono momenti veramente
molto riusciti, che presentano anche delle interessanti parti strumentali,
poi c’è la voce particolare di Hubi che si fa ascoltare
con piacere, il concept è interessante al punto giusto, nel
complesso questo Kailash è un disco molto piacevole e riuscito,
che piacerà di sicuro agli appassionati di prog moderno, ma
anche a quelli di metal melodico. GB
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