Da oltre ventanni i mantovani Moongarden sono una delle realtà
più originali del nostro panorama nazionale, anche se sono
rimasti confinati nei circuiti degli appassionati di musica, che per
come la penso purtroppo sono una piccola minoranza.
Partiti da un prog di ispirazione classica, con Genesis e Pink Floyd
in testa, hanno via via maturato un sound sempre più personale
e contaminato con nuove sonorità. Di fatto hanno espanso il
loro spettro musicale alla ricerca di nuove vie espressive, senza
la paura di un giudizio negativo del pubblico prog, che come ben sappiamo
è sempre stato severo nei confronti delle novità.
Oggi arrivano a questo disco che è un concentrato del loro
percorso, un album superbo, con brani calibrati nelle composizioni
e ricchi di spunti sonori. Suonato bene e cantato col giusto pathos.
La varietà espressa è al tempo stesso parte di un unico
disegno, che mira a mettere la musica al primo posto. Belle composizioni
con melodie efficaci e parti strumentali che riservano diverse emozioni.
Poi mi piace notare che continua il sodalizio con Unitsky, che anche
in questa occasione ci emoziona con le sue visioni cosmiche. Che dire,
i Moongarden oggi sono più in forma che mai. GB
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