È arrivato il fatidico terzo album per i tarantini Ninfea.
Alle spalle hanno una lunga gavetta, che li ha visti farsi le ossa
sui palchi dell’underground italiano, questo ha affinato il
loro sound, ricco di suggestioni rock e grunge in particolare, senza
trascurare la scena italiana con Afterhours in testa. Un magma che
ribolle di energia e voglia di smuovere l’ascoltatore.
L’album si apre con un intro e troviamo l’inossidabile
Pino Scotto che recita col suo stile inconfondibile dei versi che
indicano la via su cui si muove l’album. Una riflessione spesso
amara sui mali che ci affliggono, la musica non poteva che essere
una forza d’urto, chitarre rabbiose, a volte quasi punk, con
una ritmica incalzante e potente, l’impatto è frontale
e il cantato in italiano colpisce per intensità. Anche nei
momenti più pacati come nella ballata elettrica “Leda”
si respira tensione. La produzione è a cura di Max Zanotti,
che ha una buona conoscenza della materia e la mette al servizio restituendo
dei suoni tanto scarni quanto efficaci.
Una buona prova che fa ben sperare nelle sorti del rock tricolore,
che forse è pronto ad un ritorno di interesse, se ci sarà
i Ninfea sono in prima linea per alimentare le fiamme. GB
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