Questo CD è il primo esempio che mi capita sottomano in cui,
oltre al promo di un singolo gruppo, è ospitata anche una compilation,
“Arachnid Terror”, che raccoglie 14 brani di vari gruppi
registrati fra il 2000 e il 2002.
Comunque, iniziando dai Paradox, devo dire che difficilmente questo
gruppo avrebbe potuto scegliere un nome più azzeccato! Infatti,
se i testi dei due brani sono così esplicitamente votati al
cristianesimo, al fatto che solo in Dio c’è salvezza,
che è una certezza e che dobbiamo glorificare il Suo nome,
i suoni sono estremamente brutali, veramente estremi. In realtà,
anche il messaggio trasmesso è piuttosto estremo: i Paradox
infatti vedono il mondo un po’ come un campo di battaglia, dove
tutti sono cattivi e ce l’hanno con noi, che siamo soldati di
un esercito sacro di cui Gesù è il comandante, e dove
chi ignora Dio è destinato a patire eterne sofferenza all’inferno,
come ci illustra chiaramente il brano “Burning forever”.
Dal punto di vista strumentale, non ci sono dubbi nell’identificare
una buona produzione, con suoni grezzi e diretti, e in cui la voce
spicca sempre in primo piano. A chi piace il genere brutal death,
questi due esempi piaceranno sicuramente. Non si può dire molto
di più di questo gruppo per la scarsità del materiale
presentato.
Passando invece a parlare della restante compilation, ci troviamo
di fronte a gruppi praticamente sconosciuti, a parte i primi, i Soul
Embraced, con prodotti molto diversi fra loro. Sono proprio loro ad
aprire questa compilation, con “Catchy Black Death”, dimostrando
di essere molto preparati. Seguono i Santifica, autori di un death
più morbido, voce pulita, riff che richiamano molto i Death
dell’ultimo periodo e un finale acustico che invece si rifà
alle ballate hard rock più classiche. Questa grande varietà
li rende uno dei gruppi da segnalare tra i migliori di “Arachnid
terror”. Abbiamo poi i Sorrowstorm, con cui si cambia radicalmente
atmosfera, andando a precipitare in un lungo abisso di black tirato
e duro. Il brano, oltre che per la lunghezza (6.30 minuti) si caratterizza
per dei suoni da migliorare e per l’assenza totale del suono
del basso. Con i Tortured Conscience andiamo ancora più in
profondità e sprofondiamo nel girnd, nello stile dei Cannibal
Corpse, in pieni cambi di velocità durante tutto il brano,
che resta comunque tirato e molto aggressivo. Sono invece più
vari i Frosthardr, il cui inizio acustico molto lento lascia poi spazio
a un ritmo più veloce, pur restando nell’ambito del death
melodico (senza tastiere), molto ricco di personalità. Anche
questo è un gruppo da segnalare per la sua originalità.
Abbiamo poi i Ganglia, autori di un brano di appena un minuto e quindici,
pieno di suoni campionati più tendenti all’industrial
che al metal, a cui si uniscono due voci growl estremamente cupe.
Gli Oblivion invece presentano un brano estremamente martellante e
ossessivo, pur non essendo particolarmente veloce, un brano il cui
ascolto è favorito da una buona produzione e da una discreta
capacità tecnica dei musicisti. La compilation continua con
i Blackwall, che si fanno subito notare per l’intro più
particolare di tutto il disco, in un brano che ricorda da vicino gli
In Flames di “The jester race”, caratterizzati da una
voce che invece non sembra all’altezza della musica, in parte
strozzata fino a risultare sgradevole. Peccato, perché l’aspetto
musicale del brano è decisamente uno dei migliori tra quelli
qui a disposizione.
Andando avanti ci troviamo di fronte agli Encryptor, un altro esempio
di come già un nome sia sufficiente per capire di che genere
musicale si tratta. Non a caso, il brano in questione si intitola
“Pure death”, un altro esempio di melodie martellanti
ed ossessive al punto giusto, in cui il fatto di avere un ritmo non
particolarmente veloce contribuisce ulteriormente alla cupezza di
questo brano. Il discorso cambia con i Frost like ashes, che presentano
un brano cantato a due voci, una bella melodia, non originalissima,
decisa ma non troppo violenta, e finalmente fanno capire che c’è
ancora qualcuno a cui interessa la tecnica, grazie all’assolo
di basso.
La qualità del disco cresce ancora quando ci troviamo di fronte
agli Inversion, in cui si combina un’alchimia fra lunghe parti
strumentali, relativi cambi di tempo, riprese acustiche e una voce
che ricorda molto quella di Fernando Ribeiro dei Moonspell, in grado
di scendere fino ai punti più scuri che una voce umana possa
raggiungere. I Keral mantengono un livello tecnico molto alto, rifacendosi
in parte addirittura ai grandissimi Opeth, ma il cui organo iniziale
sembra addirittura che stia suonando un preludio di Bach. L’originalità
delle melodie e una buona voce completano uno dei brani migliori di
questa compilation. I penultimi sono invece i Pantokrator, un gruppo
che sembra invece rifarsi molto ai primi Cathedral, e come tali suonano
un genere abbastanza di nicchia. Il gruppo è in grado di creare
atmosfere estremamente inquietanti anche con mezzi molto semplici,
per cui anche l’aggiunta di cori femminili, che compaiono a
singhiozzo durante il brano sono sufficienti per farci rabbrividire.
Infine, abbiamo gli Stronghold, un altro gruppo di chiara ispirazione
doom, che nei loro quasi 6 minuti di performance riescono ad evitare
la noia, e anzi si rendono particolarmente interessanti per l’uso
che fanno delle note in bemolle e per i loro ripetuti cambi di tempo.
Questa compilation è consigliata a chiunque voglia farsi una
cultura nell’insieme così variegato di band metal che
abbinano la cultura del white metal alle sonorità a volte estremamente
cupe del black. AM
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