Ascoltando questo disco sembra di tornare indietro nel tempo: 6 suites
per oltre 73 minuti di musica, ma le analogie con i capolavori del
passato finiscono qui. Questo gruppo non è assolutamente un
clone di questo o di quel gruppo storico anche se qua e là
affiorano delle influenze, e non sono nemmeno dei nostalgici dei seventies.
Le composizioni sono atipiche e personali, le songs sono pervase di
un nervosismo che tiene sempre alta la tensione. Il cantato di Andy
Tillison si adatta alla perfezione a questo prog moderno nei suoni
e nelle soluzioni come in Migraine dove, su un ritmo quasi industrial,
propone una voce filtrata ed evocativa.
Breaks jazzati si alternano ad assoli di hammond che smuoverebbero
un sasso. Sovrabbonda l'uso dei sintetizzatori e della tecnologia
e, in questo senso, ricordano certe cose dei maestri King Crimson,
comunque non spaventatevi le strumentazioni elettroniche sono usate
per aumentare l'espressività dei brani e quindi sono tutt'altro
che fredde e noiose.
Il brano che da il nome al disco inizialmente richiama alla memoria
i Jethro Tull di "Aqualung", ma poi la canzone si evolve
in atmosfere ora tese ora soffuse, quasi Pinkfloydiane. Molto varia
è anche la seguente "Shoulder to Shoulder" che sembra
tratta dalla colonna sonora di un film di si-fi. "Space Junk"
mantiene le promesse e ci catapulta in una corsa frenetica nello spazio
fatta di inseguimenti spericolati e di agguati imprevedibili. Chiude
il CD una folle suite di 25 minuti, quale bonus track (?), divisa
in sei parti, dall'oscuro titolo "An Autopsy in Artificial Light".
Nonostante la varietà in qualche momento il disco può
anche risultare un po' ripetitivo, ma, in una musica che si prefigge
di essere descrittiva, è indispensabile l'alternarsi di atmosfere
molto diverse fra loro. Gli amanti del prog impegnato troveranno un
lavoro davvero affascinante da assaporare ascolto dopo ascolto. GB
Altre recensioni: A
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