Questo progetto nasce nel modenese e vede la partecipazione di molti
musicisti, quasi fosse un collettivo più che una vera e propria
band. La loro ricerca musicale si spinge da un lato al passato, alla
ricerca di radici culturali che ci identificano, nello specifico alla
cultura classica greca. Da un altro lato viene perseguita l’esigenza
di traghettare suoni “antichi” nella modernità,
quindi l’intento è quello di dar vita ad un sound che
possa incontrare anche il gusto del pubblico odierno.
Ogni tanto si sente la critica rivolta ai nostri artisti di fare una
ricerca musicale unidirezionale nei confronti della musica anglosassone,
ad esempio anche quando si fa folk si pensa subito alle musiche celtiche,
per non parlare della confusione generale sul termine world music.
I Playades in questo si distinguono perché non sono in molti
(almeno per quanto io sappia) a dirigere la propria ricerca verso
la musica greca. Tra i più autorevoli ricordo i Daemonia Nymphe,
poi ci sono vere perle musicali da esplorare se si ama questo genere
di sonorità, ma non è lo scopo di questa recensione.
La Lizard è caratterizzata da un catalogo prevalentemente prog,
ma in realtà è sempre stata una label molto coraggiosa
e spesso ha dato spazio a progetti “non convenzionali”
(basta pensare ai progetti che vedono coinvolti musicisti come i fratelli
Seravalle e Gianni Venturi), quindi non sorprende incontrare nel loro
catalogo questa formazione. Superato lo stupore iniziale per la proposta
di questi musicisti visionari, devo dire che sono rimasto affascinato
dalle loro musiche, che evocano melodie ancestrali, oggi si parla
troppo poco delle radici elleniche della nostra cultura, se si esclude
alcuni ristretti circoli culturali, bisogna riconoscere che le tradizioni
nordiche hanno preso il sopravvento e invece sarebbe doveroso (ri)scoprire
anche altre storie e mitologie, che qualche volta holliwood ha voluto
proporre in una discutibile salsa made in USA in certa filmografia
dove contano più gli effetti speciali della storia sottostante.
Con questo disco possiamo riappropriarci di qualcosa di profondamente
nostro. Un viaggio incantevole nel passato che, grazie ai Playades,
può diventare “presente”. GB
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