Alessandro Pagani è un artista complesso attivo sulla scena
fiorentina da molti anni, coinvolto in diversi progetti, per lo più
underground, ultimo dei quali gli Stolen Apple. Ha fondato l’etichetta
indipendente Shado Records attiva fino al 2007. Ha anche scritto diversi
libri umoristici. Oggi ci propone questo disco a nome Puah, acronimo
di Piccola Unità Anti Hifi, con l’intento di mescolare
con ironia cantautorato elettronica e punk rock, in particolare penso
alla produzione demenziale.
Nei dieci brani troviamo diverse idee che celano una vasta cultura
musicale, c’è certa elettronica ottantiana, c’è
molto sottobosco italiano, l’abrasività delle produzioni
indipendenti che hanno mescolato ritmiche punk e un modo molto nostrano
di fare umorismo. In apparenza sembrano brani leggeri, sono di facile
presa, ma se si presta attenzione i testi non sono affatto banali
e si scopre che dietro frasi, che sembrano semplici rime, c’è
la voglia di analizzare i nostri comportamenti, con un occhio ora
critico ora divertito, talvolta anche con (un velato) sarcasmo. Melodie
semplici, che catturano facilmente sono la base per questi testi che
alla fine sono moderne poesie per chi ha voglia di pensare.
C’è una freschezza in questa proposta che la fa sembrare
una versione aggiornata e riveduta del cantautorato di cui in molti
sentiamo la nostalgia, ma che sta rivivendo in alcuni (rari) giovani
autori come Lucio Corsi. GB
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