Rock Impressions
 

INTERVISTA A EGIDIO TIBALDI
di Antonello Cresti

Egidio Tibaldi: essere liberi per salvare il Pianeta!
Talvolta non essere artisti “di successo” concede il lusso e il piacere di non dover balbettare le proprie convinzioni, o, forse ancora peggio, di servire untuosamente la propria “Chiesa” di riferimento, senza mai porsi domande. Egidio Tibaldi ha un curriculum di tutto rispetto, fatto di teatro, musica, televisione, eppure certo non è una “celebrità”… Questo non l’ha distolto, anzi, dall’utilizzare ogni forma espressiva per veicolare la propria passione ambientalista, con una foga, un vigore, ed anche una virulenza che raramente ci è capitato di apprezzare altrove. Piacciano o meno le canzoni di Tibaldi sono come il suo autore: schiette, appuntite e anche coraggiose. Qualità non da poco nell’Italia di oggi… Ecco quanto questo scomodo personaggio ci ha detto, pubblicato qui in versione integrale e senza censure dopo la anticipazione comparsa alcune settimane fa su http://www.glialtrionline.it/2013/09/18/egidio-tibaldi-una-voce-per-la-salvezza-del-pianeta-terra/ )

L'ascoltatore medio italiano non conosce Egidio Tibaldi e il suo mondo. Vuoi ripercorrere per il lettore le tappe del tuo impegno artistico e sociale?
Credo che in ben pochi (a parte qualche accanito ambientalista) conoscano Egidio Tibaldi e non gli freghi molto di conoscerlo ma, credimi, la cosa è reciproca! Mi interessa, però, (altrimenti sarei un ipocrita!) che l’italiano (medio o superlativo che sia) possa entrare in sintonia con il sottoscritto in merito alla problematiche ambientali ed umane in stretto contatto con l’universo in cui viviamo… Il mio impegno artistico-sociale parte dalla “notte dei tempi” da quando analizzavo le formiche con la lente di ingrandimento e qualsiasi altro animale che mi capitasse a tiro, da quando non ho parlato a mio nonno per tre giorni perché voleva bruciare un nido di formiche, vincendo questa mia piccola battaglia con grande gioia e poi le continue catture di “girini” che raccoglievo in una vasca da bagno (con grande arrabbiatura di mia nonna!) fino a quando si trasformavano in rane per liberarle, poi, nei fossi attigui…Insomma ero già un disastro! Ma il momento che ha segnato la svolta della mia scelta “senza se e senza ma” è stata quando (a quattordici anni) per difendere un cane dalla cattura di un accalappiacani ho rotto in testa di quest’ultimo il suo retino: in questo modo ho salvato il cane poi alla fine, scusandomi, ho trovato un nuovo amico! Nel mentre i miei studi scolastici e musicali/teatrali proseguivano ed è per questo che è nato il connubio tra una cultura scientifica/sociale e quella musicale/artistica: sono riuscito ad unire la mia “rabbia” - per l’aggressione che subisce quotidianamente ogni essere vivente ed ogni ambiente – con l’espressione musicale/poetica quale veicolo di trasmissione dei miei convincimenti più profondi. Così le mie prime composizioni di carattere storico (sul periodo della resistenza con “Amico mio”) e di carattere sociale (“Sensi vietati”) – registrate con un coro di bambini - hanno aperto le porte a quelle composizioni che ora “grido” alla gente, alle persone, da ogni palcoscenico e in ogni luogo ove mi trovi con i due ultimi c.d. “Pensieri” e “Oasi s.o.s. natura”.

Da svariati anni segui la direzione artistica del Theatro del Vicolo a Parma, una esperienza in cui creatività e dimensione sociale si abbracciano continuamente. Che cosa rappresenta questo spazio per te?
Il teatro rappresenta per me la fucina nella quale forgiare e preparare il rapporto diretto, il mio dialogo con la gente per offrire (anche se a volte vorrei imporre!) i miei convincimenti e mettermi in discussione senza paura, però, di entrare in contrasto con il prossimo. Ci mancherebbe! Ma questo non è un teatro qualsiasi, il Theatro del vicolo di Parma è il mio teatro; già avevo fondato da una decina di anni una “struttura vagante” (l’associazione “Campagna & Città” dalla quale era nato il gruppo corale- strumentale omonimo) che si spostava da un punto all’altro della città in cerca di una sede. Un giorno di trent’anni fa si liberò una struttura del Comune di Parma che ospitava “i colombi viaggiatori”: si trattava dell’antica stalla che ospitava i cavalli di Maria Luigia d’Austria proprio attigua al Parco Ducale che mi fu assegnata a seguito dello “stress” che, la mia insistenza, aveva provocato nel comune stesso! Quindi i primi lavori poi, con tanto sacrificio ed impegno, la nascita del “Theatro del vicolo” . C’è da chiarire che il Comune è padrone solo dei muri ma il teatro è mio e nostro, al servizio della comunità e dei giovani in particolare con progetti e stagione teatrale.

Si ha l'impressione che la tua attività di cantautore sia coincisa con un bisogno estremo di comunicazione, poi seguito da un silenzio che rivela una sfiducia e un pessimismo crescente. Mi sbaglio?
Il cantautore, per definizione, ha lo scopo di comunicare con la gente non per esibizionismo canoro ma per esprimere le proprie esigenze, tribolazioni, idee sociali all’interno di una vita di tutti i giorni che spesso ti fa soffrire le contraddizioni, le violenze, le arroganze, le cattiverie degli uomini stupidi che gestiscono il mondo. Ebbene, qui trova spazio la mia sfiducia e pessimismo che alimentano, però, la mia voglia inesauribile di “combattere”. Succede che a momenti di prolifica composizione si alternino momenti di silenzio “compositivo” che non significano, però, momenti di rinuncia a riflettere e pensare. Anzi! Sono momenti nei quali si trovano altri strumenti per comunicare le proprie “passioni”: io ad esempio mi sono dedicato alla scrittura di articoli e libri, “Acqua, amore mio” e “Pensieri…la mia vergogna di…essere…uomo” , partecipando a dibattiti televisivi etc…

In una tua canzone canti che per salvare l'ambiente occorre "provare ad essere liberi". Mi sembra un concetto importante su cui riflettere. Come si può imparare ad essere liberi?
Liberi si nasce, non si diventa! Bisogna semmai combattere per mantenere la propria libertà: specialmente quella intellettuale che deve essere scevra da ogni forma di condizionamento esterno di qualsiasi tipo e di qualsiasi forma! Se sei un uomo libero salvi l’ambiente, la natura, le generazioni future, ma se sei uno schiavo non salvi nemmeno te stesso, anzi, alimenti la schiavitù. Non esiste una scuola, un esempio particolare che ti insegni ad imparare ad essere un uomo libero, esiste solo il coraggio di volerlo essere ad ogni costo, guardando negli occhi il malvagio, il presuntuoso, il violento, ma soprattutto apprezzando il buono, il disponibile, l’amante della natura, del mondo, dell’universo…il vero e solo uomo!

Da molti tuoi testi emerge una sfiducia generale verso il mondo politico, espresso molto prima dei fenomeni di "antipolitica" degli ultimi anni, e degli episodi di trasformismo a cui oramai siamo avvezzi. Eppure la tua è una musica di tipo "militante". Ha ancora senso un impegno politico?
I miei testi quali espressioni di considerazioni su questa società non erano dettati da antipolitica, ma da rabbia verso una politica falsa, becera, opportunista, fatta di omuncoli per giunta ladri ed ignoranti che non potevano capire che non devi calpestare nessuno, dalla formica, all’elefante, arrivando all’uomo, che non puoi tagliare gli alberi “per sport”, che non puoi occupare il letto di un corso d’acqua per costruirci (per poi chiamarlo, con arroganza “fiume killer”), che non puoi vender la libertà degli altri. La libertà all’esistenza, alla dignità, ai diritti fondamentali della vita su questa terrà. E ciò senza voler nascondere le realtà di ogni popolo, le proprie radici, la propria storia. Occorre certo una accoglienza, ma una accoglienza giusta e non perbenista, fatta di diritti di uno e degli altri, nella quale “il delinquente” paghi le malefatte, chiunque sia e da qualunque parte provenga, ma, soprattutto, si metta da parte quel pietismo che porta al “razzismo”. Al centro ci devono essere i bambini del mondo! E stop. Quindi non si tratta di militare da nessuna parte, ma di condividere le scelte giuste da qualunque parte provengano: questi decenni ci hanno insegnato che siano finiti in mano a dei ladri (a votare ci siamo andati noi e, forse, siamo un pò conniventi!) purtroppo incapaci. Mia nonna mi diceva: “Stai attento, andare al mulino ci si infarina!”. A me non è capitato ma altri sono entrati nei sacchi di farina! Per cui a mio parere ha senso un impegno politico fuori da ogni ideologia precostituita, ma che affondi le proprie radici nel mondo della natura, dell’ambiente per mettere a confronto ogni giorno l’uomo e il mondo che lo circonda ma la mia forse è utopia…Chissà!

Il tuo nome è legato alle battaglie ambientaliste a cui hai dedicato e dedichi molte energie. L'ecologismo non sembra essere una idea così frequentata e infatti i cosiddetti movimenti "verdi" in Italia sono risultati essere una esperienza fallimentare. Quale il tuo giudizio su queste esperienze?
Le esperienze dei movimenti verdi che avevano offerto speranze a tutti gli “uomini di buona volontà” sono miseramente fallite perché più degli ideali sono stati forti i compromessi, gli interessi personali, la falsità e la malvagità umana: in poche parole il vile denaro. Così ci siamo illusi di preparare un mondo diverso per le future generazioni e per la nostra terra, ma siamo stati traditi da coloro che avrebbero dovuto rappresentare il nuovo mondo: con che faccia poi, ancora, si presentano! Questi sono i veri responsabili. Ora ci troviamo a combattere per la causa ambientale su tutti i fronti, ma con la stessa voglia di libertà che ci ha preso per mano. Gli altri,si sa, fanno parte di un’altra storia, che non è la nostra.

http://www.glialtrionline.it/2013/09/18/egidio-tibaldi-una-voce-per-la-salvezza-del-pianeta-terra/



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