I Vanexa sono uno dei nomi di punta della NWOIHM, quindi ritrovarli
oggi con un nuovo album è veramente una bella soddisfazione.
La formazione non è la stessa di quella originale resta la
sezione ritmica composta dal bassista Sergio Pagnacco e dal batterista
Silvano Bottari, ma poco importa, perché con una carriera così
lunga è normale che i percorsi siano stati tanti, quello che
importa è se la band si presenta solida e degna del proprio
passato. Alla voce oggi troviamo il talentuoso Andrea Ranfagni (attivo
su più fronti, è anche insieme agli storici Trip e solista),
un cantante molto dotato, che ricorda molto il compianto David Byron
(anche come aspetto). Alle chitarre ci sono Artan Selishta e Pier
Gonella.
Il disco si presenta aggressivo e accattivante fin dall’artwork,
ma è come inizia a fluire la musica che si sente lo spessore
del progetto. Undici brani di solido heavy rock, suonato con grande
grinta ma soprattutto non c’è un brano minore o riempitivo,
un disco bello dall’inizio alla fine, con Ranfa che ha una voce
che scalda il cuore mentre le parti musicali sono eseguite con grande
professionalità. Faccio fatica a indicare un brano piuttosto
di un altro, perché il disco mi è piaciuto nel suo insieme
e ho sentito subito la voglia di riascoltarlo e poi ancora.
Certo io ci sono cresciuto con questi suoni e con questi artisti,
sono parte integrante della mia formazione e non nego che il cuore
abbia giocato un ruolo nel piacere che ho provato, ma in ogni caso
questo è grande rock, suonato e cantato come Dio comanda, il
resto sono chiacchere. GB
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