Siamo abituati a pensare al prog legato al folk anglosassone, a volte
a quello celtico sia irlandese che di altre zone europee come la Bretagna,
più raramente a quello dei paesi scandinavi, ma non mi era
mai capitato di associare il prog al folk balcanico. In questo disco
possiamo ascoltare quattro musicisti di diversa estrazione che si
cimentano con composizioni dal forte sapore est europeo. Il quartetto
è molto assortito, oltre allo sloveno Vasko, che suona il sax
e il flauto, troviamo l’italiano Simone Zanchini all’accordion,
il francese Michel Godart alla tuba e un altro strumento a fiato chiamato
“serpent” e il polacco Bodek Janke alla batteria e tablas.
Come special guest c’è il figlio Ariel Vei al violoncello.
Non troviamo solo il folk in questo disco ma anche molto jazz con
tanta voglia di improvvisare e divertirsi. Per quanto Phoenix sia
un disco molto serio per tecnica e complessità delle partiture,
è anche un ricco contenitore di momenti di vera gioia musicale.
La musica balcanica è spesso festosa e questo mood contagia
tutto l’album rendendolo assolutamente piacevole anche nei momenti
più arditi. I quattro musicisti sono dei grandi professionisti
e dimostrano pregevoli doti tecniche, che mettono sempre al servizio
delle composizioni.
Questo Phoenix non è una “stravaganza”, nonostante
sia molto coraggioso, è soprattutto un disco che vi inchioderà
ad un ascolto attento e al tempo stesso divertito di quattro musicisti
visionari e assolutamente geniali. Oltre cinquanta minuti di estasi
musicale. GB
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