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DAYS PROG + 1 2024 - Revislate/Veruno (NO) |
Partecipare al festival di Veruno è sempre una festa, si ritrovano amici, se ne fanno di nuovi, si incontrano artisti, si comprano dischi e si può ascoltare tanta buona musica, tra l’altro ad un prezzo irrisorio. Sappiamo bene che questo festival è molto criticato, si trova sempre qualcuno che non apprezza le scelte degli organizzatori, c’è sempre qualcosa che non sta bene a qualcuno, fosse anche solo l’ordine degli artisti sul palco, il dare maggiore visibilità a questo o a quello… troppo metal, troppo pop, troppo le sedie… il guaio è che spesso le critiche, anche quelle meno azzeccate fanno più rumore dei tanti consensi che gli organizzatori ricevono da più parti. Vedere che ogni anno gli spettatori sono sempre di più (per inciso la piazzetta di Veruno, a cui mi sono affezionato, non sarebbe più in grado di contenere l’evento), che molti vengono dall’estero, anche da lontano, vedere i volti allegri degli spettatori, sentire la soddisfazione sincera degli artisti, poterli incontrare… è davvero una grande festa a cui tutti possono partecipare in modo coinvolgente. Tutto il resto sono chiacchere sterili. In particolare, i discorsi sul genere musicale suonato dagli artisti. Premesso che al 2Days Prog non vengono mai chiamati artisti “riempitivi” o incapaci, ma che sono sempre ottimi musicisti, è bello poter ascoltare anche proposte che escono dai confini, talvolta stretti, dei nostri personali ascolti. Il prog è anche questo, è allargare lo sguardo, è bello poter ascoltare all’interno di un festival voci diverse, sai che noia se per tre sere si dovesse ascoltare un solo tipo di musica. Personalmente apprezzo molto tutte le proposte offerte, anche quando potrebbero non essere nelle mie corde. Nelle due foto sottostanti le colonne portanti del festival Alberto Temporelli e Octavia Brown (senza togliere nulla a tutti i loro preziosi collaboratori). |
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Quest’anno sono riuscito a fare tutto per bene, sono arrivato puntuale e sbrigate le pratiche per l’ingresso, ho iniziato la maratona. Qualcosa però doveva andare storta e la macchina fotografica mi ha lasciato a piedi proprio la prima sera (poi però sono riuscito a farla funzionare il giorno dopo) e le foto sono fatte col mio cellulare. I primi sul palco sono i Caravaggio, una band che prova a mescolare sonorità legate al nostro folk col prog più classico. Musicisti sicuramente preparati, però credo che dovrebbero spingere con più coraggio sul lato folk, per rendere ancora più personale e interessante la loro proposta. Durante la loro esibizione ho avuto la sensazione che la componente prettamente prog sia troppo prevalente e questo, a mio giudizio, non li rende abbastanza originali. |
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Gli Agusa sono una band molto legata al sound dei gruppi settantiani, una sorta di ideale incrocio tra Caravan e Jethro Tull. Sono derivativi, qualcuno direbbe che sono “regressive”, vintage, non posso certo negarlo, ma a me piace sentire dei musicisti che fanno musica “come una volta”, che cercano comunque di suonare qualcosa che sia bello da ascoltare ed ho molto apprezzato la loro esibizione. |
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Mattias IA Eklundh lo conosco da molti anni, ricordo i suoi dischi solisti che avevo apprezzato, ma non avevo ancora ascoltato il suo gruppo Freak Kitchen, una sorta di Primus più metallici. Tanta ironia e simpatia, con Mattias che sciorina parole italiane un po’ a caso per dimostrare il suo amore per la nostra lingua, a molti resterà impresso a lungo lo scherzo “frizzante – naturale”. Musicalmente hanno proposto un mix di molti generi musicali, dal groove metal al funky allo ska. Una concezione zappiana della musica, magari poco prog in senso classico, ma di grande apertura. Divertenti senza dubbio anche se non mi hanno colpito. |
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Anneke è una star e come tale è stata accolta, con un pubblico adorante, che conosceva a memoria le sue canzoni. Ha affascinato le fantasie di molti amanti del metal con i Gathering, di cui ha proposto alcuni brani tra i più applauditi e anche quelli che ho apprezzato di più. Poi con la sua carriera solista si è spostata verso un pop raffinato e mai banale. Il suo show è stato di grande spessore artistico, padrona del palco ha dimostrato di avere molta empatia col pubblico (in seguito l’ho incontrata privatamente e posso affermare che è una persona sinceramente piacevole). Una esibizione impeccabile, però nel suo repertorio a mio parere mancano dei brani veramente penetranti, che ti restano in mente, ha una voce bellissima, canta che è un piacere ascoltarla, veramente intensa nella cover di Kate Bush. |
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La seconda giornata per me è iniziata all’Auditorium di Veruno con l’esibizione di Kristoffer Gildenlow (ex Pain Of Salvation) e dei Life Stream. Kristoffer si è presentato in compagnia del chitarrista Paul Coenradie, i due hanno proposto un set molto emozionante, con brani umorali di spessore, alcuni assoli di Paul erano molto pinkfloydiani. Davvero una proposta molto interessante. Poi mi è piaciuto molto vedere che Kristoffer è stato presente al festival per tutti e tre i giorni. I Life Stream sono una band di Prato che propone un prog melodico. In alcuni momenti si possono sentire delle influenze AOR, innestate su strutture musicali complesse. Tecnicamente preparati forse gli manca un po’ di esperienza live, di tenuta del palco. I loro brani mi piacciono molto, trovo che le loro composizioni siano decisamente belle e interessanti. |
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Raggiunto il campo sportivo di Revislate appena in tempo ecco iniziare gli Odessa che per l’occasione hanno presentato il nuovo disco. Una band che cerca di mediare fra un prog canonico e la ricerca di una originalità stilistica. La perizia tecnica del gruppo è a servizio di un songwriting di qualità, ottimo esempio della qualità del prog espresso nel nostro paese, che non a caso è molto apprezzato anche all’estero. |
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Per gli Wobbler si potrebbe fare un discorso simile agli Agusa, fanno un prog volutamente ancorato al passato, cercando di ricreare atmosfere tipiche del periodo d’oro di questa musica a cui comunque si associa una visione musicale attuale. Musicisti che suonano con vera passione e offrono una esibizione carica di suggestioni. Il prog nordico continua a godere di ottima salute, gioia per le orecchie di chi è interessato alla musica. |
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Gli Enid sono un’istituzione, sono il prog sinfonico per eccellenza, ma che dico prog? Sembra musica classica contemporanea e ne ha tutte le caratteristiche. Un ideale ponte tra la tradizione musicale del passato e quella attuale. Quando ti rendi conto di partecipare ad un momento culturalmente alto sai di essere nel “posto giusto” se ami la musica nel suo senso più completo. Sicuramente hanno rappresentato uno dei momenti più intensi del festival. |
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Che dire di Arthur Brown, che a ottantadue anni porta ancora sui palchi del mondo il suo “Crazy World”? Un artista che ha influenzato molte generazioni, anche se il suo nome è patrimonio di una cerchia di appassionati di musica non particolarmente ampia. Le fiamme del suo copricapo continuano a bruciare al ritmo di un rock senza tempo e mi piace ricordare che il suo recente Long Long Road è stato uno dei dischi migliori che ho ascoltato. Ottima musica e un vero privilegio poterlo ascoltare. Un mito vivente. |
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La terza giornata si è aperta con i Gleemen, formazione storica del nostro prog rock, tra citazioni dei Beatles e musica propria, hanno offerto un ideale viaggio nel rock che più ci piace. La loro esibizione è stata un po’ penalizzata dall’orario, tuttavia hanno offerto uno show “bello carico”. |
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I Seven Impale sono una delle band di cui ero più curioso di vedere dal vivo di questa edizione. E non mi hanno deluso, il loro sound che spazia dal jazz al prog oscuro dei VDGG è veramente coinvolgente e potente. Nel loro sound sono presenti davvero tante influenze e offrono una musica moderna decisamente interessante. Essendo giovani poi hanno sicuramene ancora molto da dare. Grandissimo momento di musica totale. |
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I Meer sono la sorpresa che non ti aspetti, molto melodici, per i più critici avevano un approccio da Eurofestival. Personalmente trovo le loro melodie molto belle, innestate su strutture musicali complesse, che se non sono prog nel senso più classico del termine, lo sono per la ricercata voglia di non fare musica banale e in questo compito loro sembrano riuscire con una naturale facilità. Musica solare e gioiosa come capita raramente di ascoltare. |
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Ma il pubblico era soprattutto presente per il “piatto finale”, i power metallers Symphony X capitanati dal potente Russell Allen e dal talentuoso chitarrista Michael Romeo. Il gruppo non ha deluso le aspettative ed ha offerto uno show potente e coinvolgente, qualcuno ha chiosato che poco hanno a che fare col prog… è vero ma valgono le considerazioni che ho fatto all’inizio dell’articolo, è bello poter ascoltare anche band che escono dai “sacri canoni”, che poi scopriamo essere diversi per ciascun appassionato di prog. Mettere d’accordo due amanti del prog si sa, è umanamente impossibile. Una botta di energia che ha scatenato il pubblico, creando anche alcuni problemi di sicurezza, un peccato perché questo potrebbe obbligare gli organizzatori a future considerazioni in merito. Per il resto è stato un grande momento di metal tecnico ed epico, con una band di grandi musicisti. |
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Le luci si spengono sul festival e già si pensa al futuro, è stata infatti annunciata la prima band: gli Agitation Free! Sarà un’altra edizione da non perdere! Appuntamento allora per il 2025 e grazie. Sito Web del Festival |
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