Irlanda terra irrequieta, paese ricco di contrasti e tensioni. Non
si può restare indifferenti, se visiti questa nazione devi
prendere posizione, devi lasciarti plasmare, un paese dove le leggende
prendono vita e i paesaggi si imprimono in modo indelebile nei cuori
col loro magnetismo primordiale.
Così è della sua gente e dei suoi artisti che si sono
sempre fatti notare e hanno lasciato un segno profondo. Possiamo ricordare
molti nomi in ordine sparso: Chiftains, Dubliners, Horslips, Rory
Gallagher, Gary Moore, Thin Lizzy, Cruachan, Pogues, Cranberries,
Enya, Shinead O’Connor, Hozier, senza dimenticare ovviamente
gli U2 che sono cresciuti insieme ai Virgin Prunes, condividendo gli
esordi, ma non il percorso artistico. Ho fatto questa carrellata di
nomi per dire quanto sia stata originale la musica proposta dagli
artisti irlandesi e i VP entrano a pieno titolo nel novero.
I VP hanno abbracciato la dark wave, o se preferite il gothic punk,
contribuendo a dare vita ad uno dei movimenti più importanti
ed originali degli ultimi quarant’anni. Se ne era accorto anche
David Bowie, che volle i Bauhaus nel film culto Miriam Si Sveglia
a Mezzanotte (The Hunger). Ora parlare dell’importanza del movimento
gotico porterebbe molto lontano, anche perché ha coinvolto
tutte le arti. Purtroppo il gruppo ha avuto vita breve e si è
sciolto dopo il secondo album in studio, per poi reincarnarsi nei
The Prunes, con una formazione diversa, ma anche questa esperienza
non avrà vita lunga. Resta il fatto che la musica composta
da questi visionari artisti è stata molto influente.
L’album vede la luce il 4 novembre del 1982 è composto
da nove brani, accolto calorosamente dalla critica arriva all’ottavo
posto della classifica “indie” inglese. Questa edizione
celebra una ricorrenza significativa e per l’occasione viene
arricchita di tredici brani con versioni demo, remix e altre rarità.
Un buon modo per immergersi profondamente nel sound dannatamente romantico
di questi ragazzi irlandesi.
Rispetto ai colleghi inglesi sono mediamente meno acidi, ma non meno
intensi, sicuramente molto liberi. I loro brani sono ballate ipnotiche
di rara suggestione, con suoni scanditi e profondi, un perfetto esempio
dell’estetica dark del movimento. La voce “malata”
del singer, le note profonde, le melodie che ricordano dei canti ancestrali,
un po’ sciamanici e un po’ inni di battaglia. Da un lato
l’ascolto di questo disco mi mette addosso una sensazione di
nostalgia per un periodo tanto significativo, dall’altro lato
mi fa rivivere la frenesia di un tempo di grandi cambiamenti, di cui
questi artisti sono stati voce e suono.
Questo disco è un’icona degli anni ottanta, un album
da riscoprire e amare disperatamente. GB
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