Rock Impressions

3 Mexicans From Gorma - G.O.R.M.A. 3 MEXICANS FROM GORMA - G.O.R.M.A.
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Desert Metal
Support: CD - 2010

Nome suggestivo per questo terzetto veronese al debutto discografico, che ci propone questo disco che lascia ben pochi dubbi sulle scelte artistiche proposte. Si tratta di desert rock, di stoner, con una spiccata vena teatrale che racconteremo meglio nel prosieguo della recensione.

Il cd si apre con un recitato, la voce poteva essere scelta meglio, ma ci cala subito in un’atmosfera desertica da vecchio film western e ci si immagina di ascoltare una musica alla Morricone, invece “Intro” è un brano ruvido, come un “torcibudella” da vecchio saloon, di quelli che ingrassano il catarro e… beh il resto lo sapete. Stoner di ottimo livello, saturo e viscerale, senza cedimenti. “Intermission” è più veloce ed heavy, buono il riff portante, siamo sempre in ambito stoner, con un bel tiro davvero. “Desolated Man” è un brano complesso, il gruppo fa sentire tutta la propria preparazione, c’è un buon groove e tanta energia. La desolazione di certi paesaggi messicani arriva con gli arpeggi acustici di “First Day, Jen… When I See You” piuttosto ispirati, che in qualche modo continuano nella incalzante “A Dreamer on the Moon”, che ha un giro concentrico divertente, meno riuscite sono le linee melodiche vocali, ma poi il brano subisce un’accelerazione improvvisa e tutto funziona a dovere. Il disco è diviso in due atti ed ecco un nuovo intermezzo di collegamento con una scena che si svolge proprio in un saloon abitato da personaggi inquietanti, proprio come una vera storia mexicana e parte “Mariachi Song”, un breve brano acustico triste, denso di una malinconia che accarezza le note più intime dell’animo. Giusto una pausa prima della tribale “Wah Wah”, un vero inno heavy doom. È il momento di “Precarious Hollywood” che è ancora più doom col suo giro che si avvolge attorno all’ascoltatore come le spirali di un serpente, poi tutto si trasforma in un crescendo sabbathiano di buona fattura, a mio parere il brano migliore del lotto. Chiude “Outro”, un breve brano che ci saluta.

Fra trovate cinematografiche e creatività italiana si muove questo album che è al tempo stesso divertente e ben fatto, il gruppo ha dimostrato di avere qualcosa da dire e sarebbe un vero peccato se la loro inventiva non venisse premiata. GB

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