I Goblin con le loro colonne sonore sono entrati nella storia, ma
forse pochi prevedevano l’evoluzione che il nome ha avuto negli
ultimi anni e un loro ritorno sulle scene con un nuovo disco. Il gruppo
è stato formato da Simonetti e Morante e recentemente ci sono
state varie incarnazioni con diversi nomi come New Goblin, Goblin
Re-Birth, Claudio Simonetti’s Goblin, Back to the Goblin e con
formazioni intrecciate tra loro, attualmente Simonetti pare sia tornato
con la formazione dei Daemonia, mentre Morante insieme a Pignatelli,
Guarini e Marangolo ha dato vita ai 4 Goblin e questo è il
disco che hanno partorito insieme.
Otto brani nuovi più una bonus track dal vivo è quanto
troverete nel disco. L’album è strumentale e in qualche
modo viene celebrata la storia musicale della band, con partiture
orrorifiche e teatrali, le stesse che li hanno resi celebri, ma la
cosa che colpisce è quanto siano ancora ispirati. Si parte
con la dura “Uneven Times”, la band non è rimasta
ancorata al passato e rilegge il proprio sound con un piglio attuale,
che acchiappa fin dal primo ascolto e i brividi iniziano subito a
scorrere copiosi. La vena prog è ancora più spiccata
che in passato e i musicisti suonano in modo splendido. Le atmosfere
sono cupe e inquietanti, come ci si aspetta da loro, ma quello che
sorprende è quanto riescano ancora ad essere efficaci. Segue
“In the Name of Goblin”, quasi una dichiarazione di intenti,
con una tastiera che si insinua tagliente, per poi lasciare il posto
ad una partitura solenne e tragicamente pomposa. “Mousse Roll”
pur mantenendo una linea riconoscibile mostra come i 4 Goblin siano
capaci di esprimere un songwriting vario e attuale. Man mano che scorrono
i titoli questi elementi si rafforzano, consolidando l’album,
che appare sempre più come un lavoro maturo e ricco di momenti
pregevoli.
Questo disco non rappresenta solo un gradito ritorno, sembra promettere
un nuovo futuro per questi artisti che ci hanno incantato con le loro
melodie e sono convinto che ci incanteranno ancora. GB
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