Un
trio rock-metal di cui colpisce la voce post-punk della frontgirl
Nina Treml.
Sono i 69 Chambers, che, con la Treml al fianco della bassista Maddy
Madarasz e del batterista Michi Brugger, dalla svizzera, compongono
13 brani di fine pregio rock, con l'apporto alla produzione di Tommy
Vetterli (Kreator, Coroner), per l'album "War On The Inside",
in cui emergono un sound graffiante di mescola a chitarre esplosive
e un piglio melodico non indifferente.
La voce di Nina colpisce, affonda i propri artigli nell'arte delle
grandi donne rock, ed è sublimato dalla dolcezza melodica che
ben si sposa con le muscolature incessanti che sconfinano tra il rock,
l'heavy metal e il grunge più incisivo.
Se l'apertura affidata alla penetrante "The Day of The Locust"
anticipa alla successiva ed imponente "Bloodaxe", "Thinking
About You" è persuasiva e convincente in un tripudio emozionale
di coralità ben delineata e melodia orecchiabile. Poi "On
The Inside" è più sperimentale nell'incipit, ma
non convince nel suo sviluppo, "Return Of The Repressed"
è fortemente metal nella base sonora ed effettata nella vocalità,
"Judas Goat" incendiaria canzone dall'appiglio creativo
e dark, che sarebbe però stata più coinvolgente se non
troppo pesante nella batteria. "Wind Feeds Fire", come suggerisce
il titolo, è follia rock con venature più delicate,
e qui sta la chiave di volta dell'intero album, nella rivelazione
di una band capace di liberarsi dall'amalgama pestato del metal più
tosto, cadendo lievemente in un rock soave più moderno ed originale.
Questa è la strada giusta. Così "Final Memento"
si fa ricordare per sostanza lirica e "A Ruse" è
soave e cinematografica.
Bravi, meglio quando il matal si fa da parte. IR
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