Mentre il
nord Europa, in particolare quello germanico e vikingo, è sconquassato
da violente tempeste di gothic metal (vagamente ballabile), l'Italia
sta ancora a guardare con un pizzico di diffidenza questo fenomeno
musicale, che possiede comunque un alto potenziale commerciale.
I 69 Eyes si inseriscono nella cerchia di bands capitanate da Placebo
e HIM, a cui possiamo accostare anche i Lucyfire (la costola dei Tiamat),
gruppi molto interessanti che hanno una grande energia, saccheggiata
a piene mani dal caro e vecchio rock 'n' roll, che si rigenera continuamente,
in particolare questi artisti uniscono la tradizione gothic a quella
glam e sono delle potenziali rock stars del futuro. Qualcuno se ne
è già accorto, da noi ancora non del tutto, ma il grande
balzo potrebbe essere alle porte.
Come ho detto in passato non è musica nuova, c'è un
po' di Stooges, di New York Dolls, di Ramones, di Joy Division, di
Cult, di Damned, di Hanoy Rocks, di Lords Of The New Church, di Zodiac
Mindwarp, di Danzig, di Type O Negative, un tormentato rosario di
gruppi, una catena ininterrota che nasce nei lontani anni sessanta
e arriva puntuale nel nuovo millenio.
Il look fatto di pelle, di borchie, di anelloni e di occhiali scuri
è straclassico, ma funziona sempre, torna sempre di moda e
miete ancora consensi, è ancora simbolo di ribellione e di
protesta.
I brani migliori del CD sono tutti all'inizio: "Crashing High",
"Dance D'Amour", "Betty Blue", "Grey"
poi la formula diventa un tantino ripetitiva e scontata, comunque
questo rock pulsante e vitale, infarcito di melodie ottantiane, sostenuto
da grandi linee di basso e diretto come un pugno in faccia, ha un
fascino irresistibilmente piacevole. GB
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