Ho
raccolto insieme le recensioni di questi due gruppi perché
sono molte le affinità che li uniscono. Sono entrambe americani
e si tratta per entrambe della distribuzione europea dei loro dischi
di debutto, entrambe pubblicati nell’ormai lontano 98, infine
hanno firmato entrambe per la stessa etichetta, la Kinesis specializzata
nella musica prog, vi può bastare?
Comunque i due lavori, pur avendo la stessa matrice culturale, quell’amore
per il prog che, a dispetto di qualsiasi moda musicale, come la Fenice
ha saputo costantemente ringiovanirsi e riproporsi come nessun altro
genere ha saputo fare, sono in realtà molto diversi ed hanno
una propria identità ben distinta.
Gli Ad Infinitum già dalla copertina, illustrata dal famoso
Roger Dean, fanno capire come siano nostalgici seguaci degli Yes,
ma il confronto con i maestri è da considerarsi un vanto perché
non si ha mai l’impressione di trovarsi di fronte ad una band
senza idee o sterilmente ripiegata al passato. Le canzoni sono cariche
di magia e di poesia, sembra quasi impossibile che una band di oggi
riesca ancora a comporre dischi così emozionanti. È
davvero un debutto coi fiocchi.
I Puppet Show, invece, sono più metallici ed ironici, qualcuno
li ha definiti come un ideale incrocio fra i Marillion e i Queensryche
e di certo pagano un grosso tributo ad entrambe le storiche bands,
ma hanno dalla loro un tocco teatrale ironico che li personalizza
e li rende interessanti, della serie anche il prog può essere
divertente. Pregevoli le lunghe suites ricche di variazioni e cambi
di tempo, che sanno sempre mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore.
Entrambe i lavori si discostano dal metal tecnologico e spesso privo
di anima, che sta avendo molto successo, e si dirigono verso un recupero
intelligente degli anni settanta, dimostrando come l’ispirarsi
a quel periodo possa comunque dare spazio alla creatività e
questo perché dei 70 raccolgono lo spirito e non si limitano
alla sterile scopiazzatura. Da avere! GB |