Mi capita con una certa frequenza di andare a concerti di gruppi che
non conosco. Di solito lo faccio perché mi fido di chi organizza
o perché spinto da forte curiosità ma anche perché
mi piace anche la sensazione di lasciarmi sorprendere. La cosa però
che mi dispiace di più è vedere pochi spettatori a questi
concerti, un pubblico di nicchia, mentre poi si leggono post sui social
di gente scontenta che continua a lamentarsi della situazione concerti
in Italia. Cari amici fatevi un favore, non andate solo ai cosiddetti
“grandi eventi” o ai live dei gruppi che conoscete da
una vita, abbiate il coraggio di farvi stupire dalla musica e scoprirete
quanti artisti di talento ci sono in giro. Personalmente, ma credo
di poter parlare anche a nome di altri che come me si impegnano a
diffondere cultura musicale, la ritengo una sconfitta personale.
Il Club il Giardino è uno di questi posti “garanzia”,
dove puoi andare anche se non conosci l’artista in cartellone,
sono tutti nomi di grande qualità. L’altra sera sul palco
si sono esibiti i veronesi Logos e gli svedesi Agusa. I primi hanno
pubblicato un album circa quattro anni fa per la Andromeda Relix e
stanno ultimando le registrazioni di uno nuovo. Sono una band preparata
e ricca di idee. Il loro prog ha uno sguardo internazionale a livello
di musiche, mentre i testi in italiano li agganciano alla tradizione
del nostro prog. Un mix di influenze che rimandano a diverse tradizioni
musicali. Come già espresso nella recensione del disco, apprezzo
molto le parti strumentali, davvero notevoli, le parti cantate invece
non mi entusiasmano, ma questo per me affligge un po’ tutto
il nostro prog. Nel complesso la band mi è piaciuta, in particolare
ho trovato molto interessanti le cose nuove che hanno proposto, l’album
in arrivo sarà sicuramente pregevole.
Gli Agusa sono stati una rivelazione a conferma della grande qualità
che arriva dai paesi scandinavi. La band era reduce da una serata
romana alla Stazione della Birra, dove è andata così
bene che hanno praticamente esaurito il merchandising a disposizione,
uno dei segnali più espliciti della riuscita di una serata.
Per certi versi accostabili ad Anglagard e Anekdoten (tutti che iniziano
con la “A”… mah), hanno fornito un’esibizione
entusiasmante, il loro prog strumentale ha coinvolto i presenti, che
hanno dimostrato, sia durante che dopo il concerto, quanto si sono
divertiti. Le lunghe fughe strumentali, con crescendo da brividi,
hanno acceso le fantasie degli astanti. Cinque musicisti abbastanza
eterogenei nello stile e approccio. Il chitarrista ha dimostrato grande
esperienza, mai sopra le righe, duettava spesso con gli altri musicisti,
il flauto ovviamente portava richiami che possiamo intuire, ma in
realtà la band non ha mai proposto cose già sentite,
pur restando nei confini di uno stile che possiamo definire “tradizionale”,
sono sempre stati sufficientemente originali. Grosso lavoro del tastierista,
che con l’organo ha davvero fornito una prova convincente. Il
bassista sembrava un folletto, molto dinamico il suo stile, poi davvero
coinvolgente il giovane batterista, che col suo drumming potente e
ricco di sfumature ha dato un contributo decisivo alla riuscita del
concerto. La musica degli Agusa presenta diversi riferimenti, dal
prog classico al folk nordico, con una forte attitudine space rock
nelle lunghe improvvisazioni costruite su belle melodie. In un paio
di casi mi hanno ricordato alcune idee di Branduardi (che a sua volta
ha saccheggiato non poco). Davvero una bella esibizione, che resterà
a lungo scolpita nella memoria dei fortunati presenti.
Recensioni Logos: L'Enigma della Vita
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