Airbound provengono da Milano e sono un gruppo composto da musicisti
che hanno collaborato con band Metal italiane importanti come Labyrinth,
Vision Divine, Grace Charming e Pop come 883. Sono formati da Tomás
Borgogna Ugarteburu (voce), Lorenzo "Fudo" Foddai (chitarra,
cori), Angelo "NgL" Sasso (basso, cori), Alessandro Broggi
(tastiere, cori) e Riccardo "DrumBeater" Zappa (batteria).
Si ritrovano nel 2000 con la passione per l’AOR e cominciano
a scrivere materiale proprio dal 2006, assieme all’amore per
gruppi come Journey e Survivor.
Il disco di esordio si intitola proprio “Airbound” e si
avvale di una nutrita squadra di special guest, come Sven Larsson
(Street Talk, Raintimes, Room Experience), Davide “Dave Rox”
Barbieri (Wheels Of Fire, Raintimes, Charming Grace, Room Experience),
Mario Percudani (Hungryheart, Shining Line, Ted Poley, Axe) e Josh
Zighetti (Hungryheart, Charming Grace). Il disco è supportato
da un nutrito libretto contenente foto, testi e le considerazioni
di Denis Abello editor in chief in Melodicrock.it. Il gradevole artwork
è ad opera di Antonella “Aeglos Art” Astori, mentre
le foto sono di Patrizia Cogliati. Dieci sono le canzoni che compongono
l’opera.
Ora si sa che l’AOR basa tutto sulla qualità pomposa
dei suoni e sui ritornelli e le melodie di facile memorizzazione,
una regola che ha contraddistinto da sempre il genere, e gli Airbound
la rispettano. Così l’iniziale “Have A Good Time”
si presenta, con tutte queste carte in regola. La produzione sonora
spicca per pulizia e potenza, suono ampio ed incisivo. Voce in evidenza,
chitarre di supporto e tastiere da tappeto melodico, il piatto forte
è ovviamente il ritornello. Non esula l’immancabile breve
e godibile assolo di chitarra. Ho scorci di Bon Jovi anche nella successiva
“The Sun Tomorrow”, più pacata ed ariosa. A gusto
di chi scrive i momenti migliori giungono proprio dai solo di chitarra,
perché sempre garbati, armoniosi e mai invasivi. In verità
sono tutti potenziali hit, difficile estrapolarne uno su tutti, i
brani scorrono per magniloquenza e freschezza, anche quelli più
cadenzati e ragionati come “Till The End”. Bella botta
con “You Live And You Learn”, musica da deja vu, questo
è vero, ma sempre d’effetto e accalappiatrice.
Il ritmo sale con “Don’t Fade Away”, canzone che
calza a pennello alla voce di Tomás, fra dolcezza e grandezza.”Zhaneta”
è fra i momenti più alti dell’intero disco, movimentata
in tutti i suoi cambi di tempo e di umore, per un totale di sei minuti
di musica ben confezionata e ancora una volta con le melodie vincenti.
Il brano più ruggente e grezzo rispetto l’andamento è
“Runaway”, un grezzo comunque non polveroso, pulito e
ruggente. Qualche volta le tastiere subentrano di elettronica come
nell’inizio di “Wasted World” e successivamente
via con il classico AOR. Fra Toto, Survivor ed altro ancora nella
successiva “She’s A Girl”, allegra e spensierata,
mentre a chiudere c’è “Seven Seas”, delicata
e di classe.
Dopo i grandi nomi vogliamo dimostrare con fierezza che anche noi
in Italia sappiamo fare dell’AOR di classe e gli Airbound sono
qui a dimostrarcelo con questo esordio davvero interessante. Da ascoltare
anche in occasione di lunghi viaggi in auto come ottima compagnia.
MS
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