Gli Akin sono una band di Lione e sono insieme dal ’98. Nel
2001 hanno pubblicato il primo album Verse a cui è seguito
l’Ep Forecast nel 2003, poi un lungo silenzio fino ad arrivare
a questo nuovo lavoro uscito nell’aprile del 2011 con il contributo
di un quartetto d’archi. La band è piuttosto ricca, è
composta da ben sette elementi, due chitarre, tastiere, sezione ritmica,
flauto e voce femminile. Degli esordi del gruppo non so altro e non
conosco i loro lavori che comunque sono offerti a prezzo “politico”
nel sito della band.
Veniamo dunque a questo disco che vi dico subito mi ha colpito. Il
gruppo propone un prog molto vario, venato di sfumature metal, che
sembra un mix di Magenta (per la voce della singer Adeline Gurtner,
che mi ricorda molto quella di Christina Booth) e Porcupine Tree,
niente di così nuovo potreste dire, ma questi musicisti hanno
fatto un grande lavoro compositivo e non c’è un solo
brano brutto o leggermente sotto la media, musica composta con grande
fantasia e capacità. Ci sono atmosfere morbide, vellutate e
altre piene di ritmo e di vitalità, c’è molta
classe e forza visionaria, con una produzione che riesce a far sentire
tutti gli strumenti (e come vi ho detto sono molti). C’è
anche qualche buon crescendo e le geometrie ritmiche sono sempre complesse,
da un lato mettono in mostra le doti sopraffine dei musicisti e da
un altro lato riescono a rendere piacevole la complessità con
strutture armoniche sempre attente ai sensi dell’ascoltatore.
Insomma questo The Way Things End è un piccolo gioiello che
va assolutamente recuperato.
Difficile fare previsioni, ma sono convinto che se questi artisti
troveranno la forza di andare avanti, sapranno nuovamente sorprenderci
con lavori ancora più maturi e personali, ma già a questi
livelli io mi potrei anche accontentare. GB
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