| Chissà 
            che effetto fa avere in una band quasi tre generazioni di musicisti? 
            Di sicuro deve essere stato rigenerante considerando il potenziale 
            esplosivo che questo Hittin’ the Note ci offre in ogni singola 
            traccia.
 Siamo davanti ad una band storica della fine degli anni ‘60, 
            che fra il 1970/1973 ha ampliato il concetto di rock grazie ai loro 
            infiammati concerti ed alle jam che erano soliti fare. Il Blues del 
            Delta, il sound bianco, accenni di jazz, qualche scampolo involontario 
            - e per questo apprezzabile - di fusion... questo erano gli Allman 
            Brothers e questo sono ancora perché Hittin’ the Note 
            ce li restituisce al meglio, con canzoni che continuano a sapere di 
            blues e di palude, nelle quali le chitarre di Warren Haynes e di Derek 
            Truck (nipote di Butch Truck batterista storico della band insieme 
            a Jaimoe) si intrecciano, si sfidano e si scontrano come quelle di 
            Duane Allman e Dickey Betts, mentre la voce roca che sa di Tennesse 
            whiskey di Greg Allman ci scuote nell’animo.
 
 Ma intendiamoci niente effetto deja vu: la band è viva, suona 
            fresca, intensa, motivata come non mai, cosciente del suo nome e del 
            suo passato ma per niente intimidita da esso, anzi, sembra quasi che 
            ne senta la responsabilità e questo la stimoli ad eguagliarlo 
            e superarlo. Di solito, quando si deve consigliare un disco di una 
            band storica, si tende a caldeggiarne l’ascolto di uno vecchio 
            e non dell’ultimo uscito... io in questo caso voglio andare 
            controcorrente ed a quelli di voi, che non hanno niente della Allman 
            Brothers Band consiglio proprio di acquistare Hittin’ the Note, 
            sicuro che poi non potrete fare altro che prendervi il “Live 
            At Fillmore East” ed anche “Idlewildsouth” entrambi 
            del 1970. JM
 
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