Rock Impressions

Anabasi Road ANABASI ROAD - Anabasi Road
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog / Rock Blues / Hard Rock
Support: CD
- 2015


Vengono da Reggio Nell’Emilia, sono in sei e questo è il loro primo album. Dal rock blues e dall’hard rock si sono spostati verso un prog complesso, che ingloba diverse influenze, a partire dai generi già citati. In questo disco il gruppo ha cercato di infondere tutta la propria energia in otto composizioni mediamente lunghe.

“Pleasure in Me” attacca con un riff alla Iron Maiden dei primordi, che presto però si trasforma in un hard rock in stile Deep Purple o Uriah Heep, mentre la sezione ritmica crea vortici prog, non è male anche se forse è un po’ prolissa. Comunque il gruppo appare coeso e grintoso. “Clashing Stars” contiene molti elementi simili, parti hard rock che si intersecano con tappeti prog, con una buona linea melodica, anche se è meno intrigante. In “Dreaming For You” il gruppo fa emergere tutto il suo lato più dark, ne esce una partitura onirica molto piena di mistero ed efficace, che piacerà molto ai seguaci della scuderia Black Widow. L’amore per il blues riemerge in “Say Man”, si sente che il gruppo ne ha macinato di questo sporco genere, che conta ancora tanti seguaci. Il brano però è una suite di oltre undici minuti e c’è posto anche per partiture molto lontane dal blues, si recupera così l’attitudine prog, con lunghi assoli e lunghe fughe strumentali, che in certi momenti mi hanno ricordato vagamente gli Eloy. “Guerra Mondiale” si apre con un pianoforte dal gusto neoclassico, il cantato in italiano appare come un omaggio alla grande tradizione prog nostrana degli anni ’70. “Maybe Tomorrow” ha una struttura epica molto interessante, un prog vigoroso e avventuroso, capace di far sognare. “I Walk Alone” è ancora più dark della precedente, un organo solenne segna i rintocchi di una passeggiata in lande desolate molto spettrali, poi parte una sezione hard rock veramente potente, brividi grossi per chi ama le atmosfere cupe. Comunque anche questa è una suite e ci sono atmosfere molto diverse, tutte da gustare. Con la finale “Requiem” si torna in pieno territorio blues, sembra un classico e devo dire che la band ci sa fare.

Ogni tanto ci sono delle sbavature ritmiche e dei difetti di produzione, dovuti sicuramente al poco budget a disposizione, che nel futuro dovrebbero andare a posto. Il gruppo ha delle ottime potenzialità e mi piacerebbe ascoltare un loro disco realizzato come si deve, credo che se lo meritino. GB

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