Per questo disco la TRJ Records ha abbandonato il jazz per promuovere un cantautore un po’ particolare, che propone uno stile comunque jazzato e morbido, che sembra un incrocio fra l’ironia della scuola milanese di Gaber, l’eleganza della scuola genovese, certo latin brasiliano e una timbrica vocale che ricorda molto il Jovanotti più maturo e romantico. Questo Viaggio di un Artista è il suo debutto discografico e ce lo presenta con ben quattordici canzoni.

Le atmosfere sono vellutate e dolci, dense di un’ironia delicata, che non graffia mai davvero, nemmeno negli episodi più espliciti come “Il Disubbidiente” o “Strano Naso”. Grande importanza è data agli arrangiamenti e alle parti strumentali, con buone armonicizzazioni, ma nel complesso il disco non attira mai la mia attenzione, forse è troppo delicato per i miei gusti, forse cerco ancora musica che sappia scuotermi con forza, ma la dolcezza di testi come”Due Cose” o “Amica Musica” la sento lontana, troppo, dalla mia sensibilità. Non che non mi piaccia l’eleganza nella musica, ma lo stile di Anelli non riesce a coinvolgermi, forse è anche colpa di uno stile cantautorale, mi riferisco alle parti vocali, che non hanno quella personalità che occorre in un panorama davvero molto ricco di talenti e di personaggi in possesso di forti personalità. Ecco se c’è una cosa che non trovo in questo disco è la personalità. Fulvio sembra troppo un timido cantastorie e la sua dolcezza è anche il suo limite maggiore.

Essendo poi un debutto non è giusto nemmeno trarre delle conclusioni lapidarie, Anelli può ancora dimostrare che mi sono sbagliato e produrre qualcosa di più concreto e solido, questo per adesso mi è sembrato più un esercizio di stile. GB

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