Una
volta sui dischi metal c’era scritto “Play it loud”,
per invitare la gente ad alzare il volume per garantire una resa maggiore
del disco e funzionava davvero, ma è un po’ che non leggo
questo invito, però ho pensato subito a quella frase ascoltando
il disco del debutto solista della bellissima Helena Michaelsen (già
Trail Of Tears e Imperia).
La bionda singer ha uno sguardo glaciale fra l’angelico e il
diabolico, così come suggerisce la cover, per la perdizione
di tutti gli appassionati di gothic metal che troveranno in questo
nuovo progetto la risposta a tutti i loro sogni più arditi.
Lo sguardo di Helena ti inchioda, ma la musica fa il resto e da il
colpo di grazia.
Si parte con la cadenzata e sinfonica “Fallen Angel” sorretta
da un giro romantico e malinconico, mentre le linee vocali ricordano
il cantautorato americano, un po’ in stile Alanis Morisette
e devo dire che nel contesto goth funziona alla grande. “A Woman’s
Diary” è un brano epico e solenne molto passionale e
ci mostra le potenzialità interpretative di questa cantante,
che mette in evidenza tutta la sua bravura, veramente sopra la media.
“Little Princess” è più intimista, quasi
medioevale, e ci mostra una Helena che sa cambiare pelle e stile interpretativo
con grande abilità, che classe. “Butterfly” ha
delle ottime potenzialità come hit, coi suoi cori molto catchy
che ti entrano subito in testa. “Lead You Through the Fire”
è un classico mid tempo che ti trascina in un vortice sabbatico
di buon effetto. “Mother” è aperta da delle note
sospese, molto intense, Helena è introspettiva e delicata,
struggente e passionale, impossibile resistere al suo richiamo.
“Glow in the Dark” è molto carina e ricorda ancora
il pop americano cantato al femminile, Helena si appropria anche di
questo genere musicale e lo rivitalizza con grande padronanza. “Flames
of Desire” come dice il titolo è sensuale oltre ogni
limite, metal e desiderio si coniugano in un mix ad alto tasso erotico,
come si può resistere? “Darkness” è un brano
sorprendente, Helena imita i vocalizzi della grande Kate Bush e confeziona
un brano teatrale che mi ricorda anche certe cose dei Christian Death
del periodo Ashes/Atrocities, interpretazione ancora una volta da
brividi, peccato duri poco. “Little Girl” è una
ballata acustica molto bella, la Michaelsen non sbaglia un colpo.
“Love of my Life” è una ballad elettrica di buon
impatto e sempre molto ben interpretata, ma non particolarmente interessante.
La chiusura è affidata alla tenebrosa “Funeral”,
una piece strumentale con atmosfere gotiche e oscure che mette la
parola fine su un album che scorre veloce, un brano drammatico che
avrei visto meglio all’inizio, ma che di sicuro è un
finale a sorpresa.
Ottima Helena, ottima la band, ottima la produzione, difficile trovare
dei punti deboli sempre che ne valga la pena, io preferisco lasciarmi
conquistare da questo intrigante album. Helena in questo disco ci
strapazza con continui cambi d’atmosfera, restando sempre in
bilico fra la musica da classifica e la ricerca di un linguaggio musicale
profondo e personale, che metta in risalto le sue grandi qualità
di interprete e centra in pieno l’obbiettivo. Inoltre dimostra
anche che il gothic metal cantato al femminile è solo all’inizio
e che il futuro è ancora tutto da scrivere e da godere. Intanto
correte a comprarvi questo album potente e dannatamente bello in attesa
di nuovi lavori da inserire nella discografia di casa. GB
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