Rock Impressions

Annot Rhul - Leviathan ANNOT RHUL - Leviathan
Black Widow Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Dark Rock
Support: CD - 2014


Il chitarrista e tastierista norvegese Sigurd Lühr Tonna ha dato vita a questo progetto ispirandosi a formazioni “aperte” come gli Oresund Space Collective (coi quali collaborano nel 2007), per cui non c’è una vera e propria band dietro lo pseudonimo, ma ruotano diversi artisti. Con questo moniker erano stati pubblicati un paio di Ep, il primo dal titolo Surf Experience uscito nel 2004, che faceva riferimento alla musica garage degli anni ’60 e un secondo dal titolo Lost In The Woods pubblicato nel 2007, più legato alla musica psichedelica. Ci sono voluti ben sette anni per ascoltare il seguito di quei lavori. Tempi piuttosto dilatati, ma abbastanza usuali per molti gruppi nordici.

Il nuovo album è basato sui racconti di Lovecraft e inizia con la suite”Leviatha Suite”, ci accolgono atmosfere plumbee, un tappeto di sinth degno delle colonne sonore di Dario Argento, l’influenza dei Goblin è forte, ci assale un freddo siderale e oscuro di grande efficacia. Poi il brano inizia a cangiare e si attraversano momenti puramente settantiani, fino al punto di sembrare un disco dell’epoca, poi arrivano partiture splendidamente space rock, che si alternano a momenti di pura psichedelia, con una costruzione splendidamente prog, che sfocia in un crescendo di indubbia efficacia, tutto dosato con grande amore e devozione artistica. Un brano che da solo vale l’acquisto del cd. “The Colour Out of Space” è una rivisitazione del tipico riffing degli Hawkwind, ma vorrei spiegarmi, Annot Rhul non copia certi canoni, li reinterpreta, in un certo senso dà una propria chiave di lettura, fa tesoro della lezione dei maestri citati e ne continua in qualche modo il lavoro. Uno dei brani dove questo concetto è molto chiaro è “Surya”, che contiene in sé tutti gli elementi propri di questo disco, la rilettura personale di tante influenze degli anni sessanta e settanta. Fra ambientazioni cariche di mistero, viaggi interstellari, battaglie psichiche e momenti di estasi onirica ci si aggira nel mondo musicale di questo artista fortemente visionario e, per certi versi, molto cinematografico. Grandiosa anche “The Mountain of Madness”, a tratti spettacolare nella sua potenza evocativa. Apoteosi finale un’altra suite “R’Lyeh”.

A qualcuno questo potrebbe sembrare un disco retrò, è vero, ma questo modo di essere retrò è splendido e ci vorrebbero più artisti capaci di rileggere la musica del passato in modo tanto personale e creativo. Non c’è molto altro da aggiungere, la Black Widow ha messo a segno un altro bel colpo portandosi in casa questo progetto. GB

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