Antonetti Dario è definito “catautore psichedelico”,
questa definizione deriva dal fatto che si serve in dosi massicce
di “non sense” e di grande ironia nei testi, che questo
insolito cantautore costruisce su una base di rock acustico, ma molto
acido e schizzofrenico. Questo disco era uscito originariamente nel
2007 e lo scorso anno la UDU Records lo ha ristampato con l’aggiunta
di tre brani che sono stati ripescati dal repertorio precedente del
nostro.
Difficile descrivere i contenuti artistici del disco di Dario, solo
l’ascolto può spiegare certe intuizioni, certe trovate,
musicalmente il discorso è più facile, sembra un viaggio
ideale fra la musica composta dalla fine degli anni ’60 fino
al movimento neo psichedelico degli anni ’80 con i Teardrop
Exploders di quel genio di Julian Cope, i Plan 9 e gli Smiths. Di
sicuro da questo punto di vista Antonetti dimostra una buona cultura
musicale e riesce a dar vita a melodie che sono al tempo stesso ricche
di citazioni, ma anche sufficientemente personali. I testi sono abrasivi,
caustici, talvolta disturbanti e sempre e comunque ironici. Magari
non immediati, richiedono infatti una certa dose di attenzione e predisposizione
per poter essere metabolizzati, ma superato lo scoglio iniziale si
comincia a provare una certa simpatia per questo freakettone stralunato.
In fondo Dario è qui a scardinare le convenzioni del music
business, lo fa con l’arma del sarcasmo, della follia. La sua
è una crociata, ma servono più che mai artisti con la
sua libertà. GB
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