Rock Impressions

Vetriolica - Dichiarazione d'Odio VETRIOLICA - Dichiarazione d'Odio
Andromeda Relix
Genere: modern thrash
Voto: 75

Attivi da oltre 20 anni i veronesi Marious K (voce e chitarra), Henry Ford (chitarra, voce), Jack Tusk al basso e Hubert Fast on drums, tornano sul mercato dopo “Ferocia” del 1994 e lo fanno all'insegna di un ferocissimo modern thrash. Gli inevitabili punti di riferimento sono gli Slayer a quali sono immolate l'iniziale “Vetriolica”, “Impatto Zero” e la seguente “Malata”. Con “Exxon Valdez” però fanno capolino pure i primi Sepultura e se con “V.a.p.” il tutto si avvicina ai Pantera, la seguente “Senza Appello” è un ottimo e micidiale connubio delle varie influenze del gruppo che non disdegna pure di inoltrarsi pure sugli ardui sentieri del thrash progressivo degli Exodus. “2473” prosegue il massacro sonoro che nella parossistica “Psicotropazione” raggiunge l'apice della violenza esecutiva.
Insomma, se da un lato latita completamente una qualsiasi personalizzazione di un sound fin troppo sviscerato in tutti i suoi aspetti, dall'altro l'ottima esecuzione, il perfetto songwriting e l'indubbia sincerità del gruppo eleva in modo esponenziale il valore del lavoro, oltretutto impreziosito dai testi in lingua madre oltremodo significativi. UC

Nuclearte - Endo NUCLEARTE - Endo
Black Widow Records
Genere: progressive
Voto: 80

Con vergognoso ritardo, è uscito a novembre dello scorso anno,prendo solo ora in considerazione il terzo lavoro del gruppo siciliano capitanato dalla bellissima e assai talentuosa vocalist Ramya al secolo Rossana Filippone e dal bassista Maurizio Cucuzzo, sicuramente molto meno bello ma altrettanto talentuoso, per l'occasione accompagnati da Sergio Schifano alle chitarre, Luca Rinaudo alle keyboards e Antonio Leta on drums. Non conosco i precedenti lavori per cui mi limito a dire che il genere proposto è un progressive rock sulla scia di quanto prodotto da Sally Oldfield, Enja e Kate Bush alle quali fanno riferimento sicuramente l'iniziale e sognante “Argla”, la magica e leggiadra “Ixorius”, la dolcissima “Endo” e la conturbante e più hard “Ater Tumti” e l'altrettanto tumultuosa “Glei Nhoa”. Il sound del gruppo è anche contaminato da imputs mediorientali come ben dimostrano “Al Akay”, “Hinn'oo” e la più tribale “Kabesh”, mentre “Electra” non disdegna nemmeno comunque piacevoli input reggae. Ottima la performance del gruppo, perfetta la produzione e assai accattivante la confezione. Bravi. UC
Silenzio Profondo SILENZIO PROFONDO - Silenzio Profondo
Andromeda Relix
Genere: hard 'n' heavy
Voto: 80

Dopo “Iniziando a Sperare” e “Alias” ep del 2oo7 /2oo9 e “Heartquake” primo lavoro sulla lunga distanza del 2o11,il gruppo mantovano,sono di Quistello,tornano alla ribalta dopo molteplici vicissitudini , cambi di line up e autentici drammi quali la morte recentissima del chitarrista Matteo Flaccadori.Maurizio Serafini alla voce,Gianluca Molinari e Manuel Rizzolo alle chitarre, Tommaso Bianconi al basso e Alessandro Davolio con grande coraggio ricominciano da zero proponendo un sound dalle forti componenti hard 'n' heavy spesso assai dirompenti come nell'iniziale “Senzanima” heavy'n'roll al calor bianco, seguita dalla tambureggiante “A Stretto Contatto”.Se “Terzo Millenio” è ottimo hard rock ,UFO docet.,la seguente rock ballad “Fragile” prelude all'irrompere della dirompente e rock 'n' roll “Jack Daniels” e dall'altrettanto hard 'n' roll “Fuga Dalla Morte” oltretutto squassata da digressioni epic and dark, che si ripresentano pure nell'hard massiccio di “Donna senza Testa”. La conclusiva “Silenzio Profondo” è propedeutica al sound del gruppo: heavy di base, hard rock nel costrutto e velatamente epic and speed nell'incedere. Ottima la prova del gruppo sia in fase esecutiva che compositiva anche per l'uso della lingua madre e gli ottimi testi. Bravi. UC
Arabs in Aspic - Syndenes Magi ARABS IN ASPIC - Syndenes Magi
Apollon Records / Black Widow
Genere: progressive rock
Voto: 70

Sesto album per il gruppo norvegese e naturalmente l'approccio musicale del gruppo non cambia di una virgola rispetto al passato. Intendiamoci, la rilettura del prog degli anni '70 attuata dai nostri è raffinatissima e attuata con una classe esecutiva davvero fuori dal comune, ma a mio giudizio fin troppo derivativa da Genesis, Camel, Caravan, Renaissance e Novalis ma sopratutto Greenslave visto che le architetture sonore del gruppo sono di dominio delle tastiere, a cui si abbinano mellotron, Hammond e piano rhodes. Nella prima suite di 12 minuti “Syndenes Magi” fanno comunque capolino pure le chitarre, rigorosamente vintage, per dinamicizzare il tutto e devo dire che il risultato finale è assai piacevole. La seconda suite di 9 minuti e passa a titolo “Market 2”le medesime danno un tocco hard al tutto, richiamando però alla mente i grandiosi Castanarc e in secondo luogo i Focus più progressivi numi tutelari della terza suite “Market 3” che nei suoi 20 minuti di durata, mette in evidenza pregi e difetti del gruppo: prog rock che alterna momenti dolci a squarci hard e aperture sinfoniche, certo di assoluto pregio e comunque particolari, visto il cantato in norvegese, ma che non riescono a mitigare nello scrivente un fastidioso senso di già sentito troppe volte. UC
Unreal Terror - The New Chapter UNREAL TERROR - The New Chapter
Jolly Roger Records
Genere: classic heavy metal
Voto: 85

Dopo 31 anni dalla pubblicazione dal grandioso “Hard Incursion” Enio Nicolini al basso,Luciano Palermi alla voce e Silvio “Spaccalegna” Canzano alla batteria, ricostituiscono il leggendario gruppo abruzzese e lo fanno nel nome e sotto l'egida del metal incontaminato degli anni '80. Accompagnati alle chitarre da Iader D. Nicolini (figlio di Enio) e Arkanacodaxe, i nostri sfornano un lavoro assai valido ma ancor troppo ancorato agli stilemi compositivi di allora e l'iniziale “Ordinary King” ne è l'esempio: hard rock track di pregevole fattura è fin troppo prevedibile nel suo alternare poderosi stacchi heavy a breaks melodici. Di ben altra potenza l'heavy 'n' roll di “Time Bomb” che pone al proscenio la sezione ritmica e la rabbiosa interpretazione di Luciano, mentre purtroppo le due chitarre pur ottime rimangono un poco in secondo piano. Purtroppo la pessima produzione, almeno a mio parere, volutamente e perversamente ancorata agli anni '80, pregiudica la riuscita oltre che dell'intero lavoro, pure della seguente e ancor pregevole “All This Time” martellante heavy rock impreziosito dal solo guitar di Iader e della pesantissima “Fall” dall'incedere pachidermico e vagamente epic and dark. Veramente ottimo il rifferama che la sostiene e i solos che la valorizzano mentre non mi piace molto “The Thread” hard rock ballad davvero troppo scontata anche se ovviamente di ottima fattura. Le cose cambiano però subito dopo grazie alla spigliata e rock 'n' roll. “One More Change”, dall'ottimo refrain seguita a ruota dall'altrettanto tambureggiante “Trickles Of Time”. Ma è con la micidiale “It's The Shadow” che gli UT raggiungono a mio parere la perfetta sintesi fra passato, presente...e futuro: al costrutto classic infatti i baldi giovanotti, alternano furiose bordate di speed metal e poderose digressioni hard 'n' heavy, che ne fanno l'apice compositivo del lavoro. Grintoso al punto giusto pure l'hard 'n'heavy roll della tambureggiante “Lost Cause”, mentre la conclusiva e vagamente epic and heavy “Western Skies”, pur ottima come costrutto è quella che più risente della discutibile produzione. In conclusione, pur non sfuggendo Enio and company da una sonora sculacciata per le suddette ragioni, non posso che essere felice per il ritorno di un grande gruppo, che ne sono certo, è in grado ancora di stupire. Bravi comunque. UC
Phoenix Again - Unexplored PHOENIX AGAIN - Unexplored
Phoenix Again / Black Widow Records
Genere: progressive rock
Voto: 75

Il gruppo bresciano torna sul mercato con un lavoro che pur assai derivativo dal prog anni '70, Camel, Caravan, Gentle Giant, Yes e Genesis in primis,si fregia di imputs hard “That Day Will Come” e contaminazioni jazz and fusion nella seguente “Silver”. Invero personale il loro sound sopratutto quando la dimensione prettamente strumentale prende il sopravvento e “The Bridge Of Geese”, dolce all'inizio e poi impreziosita da spunti sinfonici con le tastiere di Andrea Piccinelli in splendida evidenza invano contrastate dalle chitarre di Sergio e Marco Lorandi è propedeutica in tal senso, anche se le stesse considerazioni valgono pure per “Whisky”. L'apice del disco è però a mio parere “Valle Della Luna”: fiabesche chitarre acustiche intessono trame sonore lisergiche e sognanti ,prima che maestose aperture sinfoniche e digressioni hard se scuotano il dondolante incedere e veramente suggestivo è pure il solo guitar della parte centrale.Molto bella è pure “To Be Afraid-Ansia”che ad una prima parte struggente e cantata coralmente ,accosta un crescendo oscuro e drammatico ancora grazie a solos guitars ispiratissimi e sofferti.La conclusiva “Great Event part I e II” è solo il sigillo di un lavoro splendidamente prodotto e suonato con classe cristallina. Un gradito ritorno davvero.... bravi. UC
Kroh - Altars KROH - Altars
Minotauro Records
Genere: doom metal
Voto: 90

Secondo lavoro per il gruppo britannico di Paul Kenney, Paul Harrington on guitars e di Oliwia Sobieszek on vocals. Pur muovendosi fra punti di riferimento quali Candlemass, Avatarium, Cathedral e ovviamente Black Sabbath, Paul and company sfornano micidiali anthems di Doom ieratico e solennemente epico quali “Mother Serpent” e la seguente “Living Water” nelle quali si avverte fortissima pure l'influenza dei nostri grandiosi Doomraiser. “Feed the Brain” è splendida nel suo essere minacciosa e malinconica nello stesso tempo, mentre “Malady” si avvale di funerei breaks psycho dark che ne spezzano l'incedere infernale .”Break the Bread” è heavy doom allo stato selvaggio con le vocals salmodianti di Oliwia a guidare il sabbath che raggiunge il parossismo del supremo sacrificio al signore degli abissi nella funerea “Stone Into Flesh” e nella conturbante e sofferta “Cold”.Per i cultori del “lato oscuro della forza” come il sottoscritto, un nero gioiello da avere assolutamente. La produzione è ottima e l'artwork pure. BUY or DIE!!!!!!! UC
Grand Delusion - Supreme Machine GRAND DELUSION - Supreme Machine
Minotauro Records
Genere: hard 'n' stoner rock
Voto: 60

Secondo lavoro per il gruppo svedese ma devo confessare subito che l'improbabile mixing fra hard rock e stoner doom proprio non mi convince.Le iniziali “Just Revolution” e “Mangrove Blues”, riciclano quanto fatto dai Kyuss in modo pedissequo e senza un briciolo di personalità e i rimandi ai Black Sabbath sono al limite del plagio. Nella seguente e fin troppo lunga “Trail of the Seven Scorpions” tutto ciò è ancor più evidente e irritante e se “Imperator” è rovinata da improbabili cori sinfonici, “Infinite” si salva solo grazie ai rimandi space, leggi Hawkwind, mentre la conclusiva “Ghost of the Widow McCain” è il brutto compendio di quanto affermato. Peccato!!! UC
Il Cerchio D'Oro - Il Fuoco Sotto la Cenere IL CERCHIO D'ORO - Il Fuoco Sotto la Cenere
Black Widow Records
Genere: progressive rock
Voto: 90

La seconda giovinezza del gruppo di Savona si concretizza in questo terzo lavoro a 4 anni da “Dedalo e Icaro” del 2013.L'inserimento di Massimo Spica alle chitarre e Simone Piccolini alle tastiere ha certamente portato una ventata di aria fresca al comunque già ottimo sound degli inossidabili vecchietti Gino Terribile (batteria e voce), Giuseppe Terribile (basso, voce, chitarre), Piuccio Pradal (chitarra acustica, voce) e Franco Piccolini alle tastiere. La presenze delle due tastiere ovviamente rimanda al Banco dei fratelli Nocenzi, dal quale mediano la raffinatezza degli arrangiamenti e l'enfasi sinfonico -progressiva delle composizioni, ai quali si aggiunge la dolcezza delle linee melodiche tipiche delle Orme, il declamare solenne dei Jumbo e l'asprezza hard di gruppi quali Nuova Idea e Rovescio della Medaglia. Tutte queste ovvie e imprescindibili influenze vengono filtrate attraverso il particolare gusto melodrammatico e malinconico del gruppo e prendono forma composizioni leggiadre quali l'iniziale “Il Fuoco Sotto La Cenere” che alterna aperture sinfoniche, digressioni hard e breaks dolcissimi con voci a cappella degne dei New Trolls. Bello pure l'inciso di chitarra che impreziosisce il tutto e caratterizza pure la seguente “Thomas” con le tastiere in splendida evidenza, prima che le chitarre acustiche e un grandioso inciso di piano ne spezzino l'incedere assai dinamico. Ancora ottime le vocals che nella seguente “Per Sempre Qui” sono appannaggio di Pino Ballarini (Rovescio Della Medaglia) e caratterizza da par suo una rock ballad struggente e vitaminizzata dalle chitarre che introducono in chiave acustica pure “I Due Poli” che introdotta dal piano si sviluppa in chiave sinfonico-progressive. Ancora un ispiratissimo piano introduce e caratterizza la sofferta e malinconica “Il Fuoco Nel Bicchiere”, mentre “Il Rock e L'Inferno” è l'episodio più hard dell'intero lavoro: alla batteria troviamo Paolo Siani della Nuova Idea e Giorgio Usai dei New Trolls alla voce e all'organo. Finalmente al proscenio le chitarre, protagoniste assolute, con il piano, pure della conclusiva “Fuoco sulla Collina”, del grande e dimenticato Ivan Graziani, quì riproposta...... con il cuore. Ottima la produzione e suggestiva la grafica. Forse troppo derivativi...ma comunque bravi!!!!! UC
Chromium Hawk Machine - Annuaki CHROMIUM HAWK MACHINE - Annunaki
Black Widow Records
Genere: space and progressive rock
Voto: 80

Dietro all'astruso moniker si celano il leggendario Nik Turner sax,flute, keyboards and vocals degli Hawkwind, Helios Creed vocals,guitars and bass dei Chrome e Jay Tausig on drums,synth & bass. Ovviamente prendono forma composizioni quali la magmatica “Cosmic Explosion” nella quale allo space rock degli Hawkwind si aggiungono massicce dosi di prog psichedelico, per un risultato finale assolutamente straniante. Ben più piacevole è la seguente “Time and Terraforming” irrobustita dai classici “in crescendo” delle chitarre heavy 'n'space del gruppo di Dave Brook e se
“Annunaki Come” è più psicotica, “Buttercups and Poppeyfields” pur essendo altrettanto astrusa è quantomeno supportata da un riffing heavy maligno e pesantissimo alla quale segue l'onirica e malinconica “Another System”. Il secondo cd si apre con la mega suite (33 minuti) “Crying Moon, Dying Sun” straniante viaggio nell'universo space and prog degli Hawkwind più sperimentali e claustrofobici francamente poco graditi allo scrivente. Per fortuna “They're Buying Time” è micidiale heavy space, pur stravolto dall'onnipresente e comunque geniale sax di Nik, che al flauto, introduce la conclusiva “My Fuzzy Fantasy”,sognante e bellissima composizione di psyco-space prog davvero degna del gruppo madre. Ottimo l'artwork. UC
Seth - Apocrypha SETH - Apocrypha
Minotauro Records
Genere: hard and stoner rock
Voto: 70

Torna dopo 38 anni il trio statunitense del mastermind Gerry Stafford (all guitars, vocals, keyboards) e quanto proposto è l'hard rock di quegli anni, come ben dimostra la dinamica“There And Now”. L'iniziale “I'm No Saint” pur hard nel costrutto è velata da sonorità stoner e se “Semaj” si richiama palesemente all'hard and prog dei Budgie, “Love's Hallowed Ground” e “The First 29 Years” sono ottime ballads chiaramente ispirate dai Led Zeppelin con “Free World” si torna su lidi più prog, mentre la conclusiva “Quadragy” è uno strumentale che funge da compendio del sound proposto da questo gruppo tutto sommato meritevole quantomeno di un ascolto. UC
HUMANASH - Reborn From the Ashes
Jolly Roger Records
Genere: heavy'n'speed dark
Voto: 100


Dalle tenebre stagnanti sull'Impero delle Ombre sorge minacciosa la nuova creatura del mastermind John Goldfinch. Racchiusi fra l'evocativa intro “Evil Metal Obsession” e la malinconica outro “Eternal Darkness of Being” troviamo 4 autentici bijou di classic heavy metal quali “Night Adventure in a Desecrated Church” nella quale allo speed power di fondo si amalgamano breaks epic dark e inquietanti imputs alla Mercyful Fate che invece caratterizzano la brutale “The Nightmare Begins” track che riporta alla luce l'heavy horror ormai dimenticato dai Death SS,numi tutelari pure della violentissima e perversa “Reborn from the Ashes”,personalizzata comunque dalle vocals di Giovanni mai così ispirato che supera se stesso nell'ancora speed and power “Liberation of the Cursed Spirit” che alterna digressioni speed metal e deflagranti digressioni heavy dark a accellerazioni ancora in chiave power speed .Inutile rimarcare la sublime prova di Giovanni senza dimenticare però l'altrettanto ottima prova dei musicisti che lo accompagnano: Gabriele Muja e Francesco Probo on guitars, Nicola Lezzi al basso e il dinamitardo drummer Dario Petrelli. La produzione è perfetta e l'artwork assai bello. Insomma.... Buy or Die!!!!! UC


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