Rock Impressions

the Archangel - Akallabeth The ARCHANGEL - Akallabeth
Vinyl Magic / AMS
Distribuzione italiana: si
Genere: Hard Prog
Support: CD - 2009

Dietro l’appellativo di The Archangel c’è Gabriele Manzini, nome conosciuto in ambito Prog nazionale in quanto tastierista degli Ubi Maior ed ex membro dei The Watch. Già di per se il packaging promette bene, curatissimo, dettagliato e sostanzioso, come sempre più raramente capita di vedere. Manzini proviene dunque dal mondo Prog e per tanto ci si attende un lavoro alquanto articolato o perlomeno pomposo ed invece, a sorpresa, la musica che scaturisce da “Akallabeth” è un Hard Prog con alcuni riferimenti ad un altro grande dei tasti d’avorio: Clive Nolan.

Le composizioni sono davvero interessanti, raramente ci imbattiamo in episodi di stanca e se poi diamo un'occhiata a coloro che hanno contribuito a suonare in questo disco, allora ci rendiamo conto davvero di che pasta è fatto “Akallabeth”. Bene fa il nostro artista a circondarsi di ottimi cantanti, perché in effetti questo è il tallone d’Achille del Progressive italiano. Quindi incontriamo Damian Wilson (Threshold, Landmarq, Rick Wakeman), Zachary Stevens (Savatage, Circle II Circle) e Ted Leonard (Enchant) al microfono e questo gia basterebbe per attirare l’attenzione di tutti gli amanti del Metal Prog. Poi ovviamente gli Ubi Maior con Alessandro Di Caprio alla batteria, Walter Gorrieri al basso e Stefano Mancarella alla chitarra, oltre che due ex The Watch, Ettore Salati e Marco Schembri. Per concludere la carrellata di ospiti, Alessandro Dovi ancora alla chitarra, Davide Martinelli alla batteria e la voce dei Dunwich Francesca Naccarelli.

E allora, cosa ascoltiamo in questo disco? Aprono i sette minuti di “Gift Of Love” assieme alla voce di Wilson, attimi ricchi di pathos e facilmente paragonabili a certi Pink Floyd, per l’uso delle chitarre. Ovviamente sono le tastiere protagoniste, pur non risultando mai invasive, anzi a volte anche troppo timide rispetto all’insieme. Le scale che vanno a percorrere, come anticipato, mi ricordano molti lavori dell’inesauribile Clive Nolan (Pendragon, Arena, NEO, etc.). Ma come ho gia detto poco fa, ci si imbatte spesso in un Hard Prog energico, al limite del Metal Prog, “The Forbidding” è uno di questi. Gabriele Manzini non si perde in chiacchiere o in inutili tecnicismi, bada alla sostanza ed al buon gusto compositivo, il fatto che i brani difficilmente superano i cinque minuti la dice lunga al riguardo. C’è energia positiva in “The Shade Of Numenor”, la chitarra è per l’ennesima volta importante per la riuscita del pezzo. Strano per un artista che suona le tastiere e che compone un disco solista, dare molta rilevanza agli altri strumenti, da qui si deduce l’intelligenza artistica di Gabriele. Il songwriting è fresco e dinamico e si toccano diversi stili musicali. Interessante il risultato di “See Myself In You” con la bella voce di Francesca. Il disco ha altresì il pregio di crescere d’intensità nel prosieguo dell’ascolto. “Rings Of Power” è un altro esempio di pregevole Hard Prog, un curioso mix di Deep Purple anni ’70 con gli attuali Arena, singolare ed efficiente.
Più Folk “Raise The Sword” a dimostrazione della versatilità di “Akallabeth” e qui le tastiere diventano le protagoniste. Ma non voglio rovinare tutte le altre sorprese, vorrei che foste voi a scoprirle, tengo però a sottolineare la bellezza di “The Downfallen 39 Days Of Madness” nei dieci minuti di ricche soluzioni.

Tirando le somme, questo esordio solistico è un lavoro professionale che inorgoglisce ulteriormente il nostro già nutrito panorama nazional-progressivo. In un anno mi imbatto in centinaia di dischi Prog provenienti da tutto il mondo e credetemi se vi dico che questo è nettamente superiore alla media. Bravo The Archangel. MS


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