La
prima cosa che mi ha colpito di questo cd è l’eleganza
dell’artwork, un po’ come avveniva tanti anni fa, quando
andavo a spulciare nei pacchi di Lp, in cerca di qualche cosa di nuovo
e a volte mi basavo sulla copertina di un disco, un metodo un po’
bizzarro se volete, ma spesso ha funzionato. Bellissimo il quadro
scelto di Giuseppe Amisani, ma tutto l’artwork della versione
in digipack (limitata a sole cinquecento copie) è molto elegante
e raffinato, così come è la musica contenuta in questo
intenso cd. Sono passati sei anni dal precedente lavoro degli Argine,
ma incontro questa band in un lavoro completo per la prima volta e
subito sono rimasto colpito dallo spessore della loro proposta artistica.
La musica che traspare da questo cd è particolarmente riflessiva
e malinconica, potremmo quasi definirlo un gothic rock “da camera”,
rifacendoci alla musica classica, uno stile manieristico, quasi cantautorale
e molto poetico, non è un caso se un brano è dedicato
alla memoria di Alda Merini.
L’album viene aperto da un arpeggio delicato dal titolo simbolico
“Dentro”, che mi ricorda un po’ lo stile chitarristico
di Vittorio Vandelli degli Ataraxia, fatto di eleganza, gusto e grande
pulizia. Segue “Novecento”, il cantate Corrado Videtta
usa uno stile recitativo, tipo “spoken words” per intenderci,
mentre la band sotto ricama delle belle melodie acustiche, di sottofondo
si alterna Magi Petrillo, che propone delle parti recitate in francese,
creando suggestioni particolari. Molto interessanti i testi, che sono
profondi e ricchi. I giri di chitarra sono sempre protagonisti, gli
altri strumenti come il violino, il pianoforte, il basso e la batteria
si aggiungono, per rafforzare la struttura delle singole composizioni,
il tutto assume una connotazione surreale, quasi magica, anche se
alla lunga questo stile di cantato recitato, può risultare
un po’ monotono e reiterato, ma è la forza contenuta
nelle parole a smorzare questo effetto. I brani proposti sono tredici
e ricalcano tutti lo stesso stile, anche se ognuno ha una propria
fisionomia, quelli più articolati sono anche quelli che mi
sono piaciuti di più, come la title track, ma ho subito il
fascino anche di quelli più minimali come “Insofferenza”.
Comunque tutto il cd è permeato da un affascinante gusto per
il dettaglio.
Umori d’Autunno conferma una volta di più la bravura
dei nostri artisti, che sanno sempre distinguersi e produrre lavori
ricercati e sperimentali di grande interesse, dischi che non sono
quasi mai supportati da grandi produzioni o da grandi campagne pubblicitarie,
ma proprio per questo sono ancora più belli e preziosi. GB
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