Chi
non si è ancora avvicinato alle tre strabilianti giapponesine
che rispondono al nome di Ars Nova si è perso qualcosa di favoloso,
comunque il loro nuovo album è un'occasione assolutamente imperdibile
per rifarsi.
Biogenesis Project segue la scia delle collaborazioni trasversali
con tanto di concept, un'opera fantascientifica. Fanno parte
del progetto i seguenti nomi clamorosi: Gianni Leone (Balletto di
Bronzo), Claudio Simonetti (Goblin, Daemonia), Lucio Fabbri (PFM),
Arjen Lucassen (Ayreon), Masuhiro Goto e Atsushi Hasegawa (la sezione
ritmica dei Gerard), Alex Brunori (Leviathan) più altri tre
connazionali meno noti, scusate se è poco!!! In altre parole
il miglior prog italiano incrociato geneticamente con il prog giapponese
e non solo, un progetto stellare che si candida ad essere una pietra
miliare del prog di questi anni.
Descrivere i sette brani che compongono il presente CD non è
impresa facile, ovviamente visto l'alto tasso di tastiere è
lecito aspettarsi un prog in parte debitore di ELP e Wakeman, ma le
Ars Nova ci hanno abituato ad un sound frenetico, molto heavy, complesso
e corposo.
Dopo un intro tecnologica parte la pomposa "Biogenesis Melt Down"
e si aprono le belligeranze, il sound è tutt'altro che prevedibile
con temi che si rincorrono e si sovrappongono, una miscela esplosiva
di grande forza espressiva, si susseguono i solos di Keiko, Leone
e Simonetti alle tastiere, oltre a quelli si Lucassen alla chitarra
e di Fabbri al violino. "Escape" è molto neoclassica
ed heavy, il violino di Fabbri è molto suggestivo così
come anche i suoni di hammond, la struttura complicata del brano è
un'attualizzazione del prog settantiano più espressivo e sperimentale,
ma la resa è molto fruibile, il solo finale di Simonetti è
da manuale. Con la breve "Mother Earth" si cambia drasticamente
la rotta verso un sound introspettivo e malinconico. Atmosfere spettrali
riecheggiano nella strumentale "Metamorphosis", che ha delle
parti devastanti, vere e proprie toccate e fughe superlative. "Humanoid's
Breakfast" è un brano di art rock piuttosto spiazzante,
condito dagli effetti più strani, comunque ci sta nell'economia
dell'album. "Against the Meteors" sviluppa temi space rock,
che non mancano comunque in tutto il lavoro. L'album si chiude con
la monumentale "Trust to the Future" di oltre quindici minuti,
un brano immenso, così carico di suggestioni, che va assaporato
tutto d'un fiato.
Da segnalare che i vari contributi non sono semplici comparse, ma
raggiungono i massimi livelli. Questo album è capace di entusiasmare
l'ascoltatore come pochi altri sanno fare, non privatevi di tanta
grazia! GB
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