Pedro
Castillo è conosciuto per il suo lavoro con i Tempano, il gruppo
venezuelano che ci ha regalato dei gioielli di classico prog. Questo
suo progetto solista si distacca nettamente da quanto prodotto col
gruppo madre e si dedica ad un prog molto elettronico, vagamente sulla
scia degli ultimi Marillion, con qualcosa anche di Alan Parson e del
pop più colto. Comunque il sound resta sempre su livelli abbastanza
personali.
Le composizioni sono articolate e quello che si dischiude è
un album ricco di sfaccettature, un disco che cresce ascolto dopo
ascolto, arte che rifiuta la superficialità e la banalità.
Con questo non voglio dire che si tratta di un capolavoro, ma è
un lavoro ben fatto e in possesso di una sufficiente profondità.
Quello che intendo dire è che la musica elettronica spesso
è sinonimo di disimpegno e superficialità, ma non è
sempre così.
Gli undici brani che compongono l'album sono molto diversi fra loro
e si muovono fra belle melodie e loops avvolgenti. Apre la malinconica
"Time" e sembra di essere ritornati negli anni ottanta,
per l'uso dei suoni elettronici, il pezzo disorienta un po' e ci vuole
del tempo per entrare nelle sue atmosfere sognanti. Il discorso di
fa molto più semplice con la successiva "Need", si
torna ad un prog più esplicito che cita anche i King Crimson
più recenti ed è un gran bel sentire. "Tiger"
propone un'elettronica ancora più spinta e fatico un po' a
digerirla, ma non è un pezzo mediocre. Semplice e graziosa
"Water", un po' Parsoniana, mentre "Attraction"
parte scontata per poi complicarsi e proporre uno stupendo solo di
chitarra nel finale. "Road" è elettronica pura, ma
funziona molto bene. Molto interessante "Palestine", un
brano molto complesso che merita sicuramente un ascolto. Atri due
episodi minori precedono la conclusiva e tenebrosa "Tiburon",
un brano solenne, epico e maestoso che commemora le 76 vittime e gli
oltre 600 feriti di una manifestazione pacifica tenuta da oltre un
milione di persone contro il presidente Chavez, purtroppo la storia
non ha insegnato niente...
Moving Futures è un bel disco perché gli Ash Wave hanno
osato percorrere strade ancora poco batture, un'ottima presentazione.
GB
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