Spesso e volentieri le band musicali nascono da amicizie scolastiche
e non è la prima volta che una di queste raggiunge anche un
notevole successo. Ovviamente lo auguro anche ai pistoiesi Astral
Dive. Certamente non è facile trovare consensi di vendite in
un genere come il Power Metal, assolutamente inflazionato da numerosissime
uscite annuali. In realtà i nostrani Astral Dive hanno dalla
loro un bel jolly, la voce soprano di Chiara Manese. La band è
completata dalla presenza di Damiano Pierucci alla batteria, Federico
Agresti al basso, Gianmarco Lotti alla chitarra e da Giovanni Vescovili
alle tastiere.
La band viene a noi con questo lavoro dal titolo “Trauma”,
ricco di argomentazioni fantasiose a tratti fantascientifiche. La
musica proposta, come dicevo, è un Power Metal che sconfina
nel Prog Metal, grazie all’uso delle tastiere. Le sonorità
sono quindi maestose, gloriose e ben si adattano alla voce di Chiara.
”The Astral Dive” colpisce subito il segno, specie nel
breve solo di chitarra. Inevitabili i paragoni con band più
blasonate come i Nightwish , anche se personalmente non li avvincerei
più di tanto. Piuttosto li vedo propensi verso un Metal più
articolato come quello dei Symphony X , Ayreon , Avantasia e qualcosa
dei Stratovarius. Non c’è dubbio che questo è
un mondo sonoro altamente inflazionato e per emergere si necessita
assolutamente di personalità, dal canto loro i ragazzi ce la
mettono davvero tutta. Buona anche la tecnica strumentale e la rappresentazione
visiva del prodotto.
“Gathering Of Lost Thoughts” dimostra l’affiatamento
della band, che si ritrova all’unisono esponendo un muro sonoro
davvero d’effetto. Giusta a mio modo di vedere le scelta di
spezzare l’ascolto con brevi cambi di tempo e l’uso delle
tastiere, questo rende tutto più fluido , facendo guadagnare
in interesse. Bellissimo l’intro di chitarra in “The Restless”,
così come l’avvento del piano, un momento altamente emotivo
che piacerà a chi ha si il cuore di Metallo, ma che si scioglie
avanti a certe melodie. Qui Chiara è più interpretativa
del solito, la sua voce (davvero bella) trova il suo habitat naturale,
impossibile restare insensibili al cospetto. Musica per palati sopraffini,
grazie anche alla chitarra finale. Quasi otto minuti che da soli valgono
il prezzo del disco. Chiude l’EP “Land Of Unquestioned
Answers”, altro momento che alterna parti leggiadre a potenza
sonora classica al Power Metal. Il cantato è tutto in inglese.
Non c’è altro da aggiungere, solo un bel “benvenuti”
a questi ragazzi che in futuro, sono sicuro, ce ne faranno sentire
delle belle, tanto è vero che stanno realizzando un bel concept
Album. Noi siamo curiosi e sempre qui per un ascolto attento, perché
le band nostrane spesso e volentieri stupiscono per idee e freschezza,
ma che un mercato esterofilo condanna sempre all’ingiusto oblio.
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