Dopo
dodici anni di silenzio torna il progetto Asturias di Yoh Ohyama che,
come potete intuire dal nome, non viene dall’assolata Spagna,
ma dal lontano Giappone. In realtà questo breve cd contiene
la ristampa del quarto album, in cui prevale il lato acustico di questo
progetto, ma non ci è dato sapere se si tratta di una celebrazione
postuma o del preludio ad un ritorno in grande stile.
Il moniker degli Asturias forse è noto agli appassionati più
esperti di prog, visto che dall’88 al ’93 avevano prodotto
quattro album molto considerati nel circuito prog, ma credo siano
sconosciuti al grande pubblico.
Yoh suona la chitarra, lo affiancano un pianista, un violinista e
un clarinetto. La musica è molto neoclassica, con molti accenni
alla musica spagnola, almeno nelle atmosfere, ma non mancano riferimenti
anche alla musica tradizionale nipponica, anche se sono meno facili
da cogliere per noi occidentali.
Il violino domina spesso sugli altri strumenti, creando delle melodie
molto romantiche, ma ogni strumento è molto ben rappresentato.
Il tasso di virtuosismo è veramente elevato, un po’ come
in tutti i prodotti giapponesi, ma devo dire che è meno invadente
o pressante del solito. C’è una delicatezza e una poesia
di fondo che accarezzano l’animo dell’ascoltatore e lo
rapiscono in atmosfere oniriche dense di profumi soavi. E’ un
peccato che ci siano solo cinque tracce, ma questa parsimonia non
è negativa, meglio poco ma buono che tanti brani riempitivi.
Difficile parlare di prog, perché la vena neoclassica è
predominante e non essendoci percussioni è un prodotto che
potrebbe non piacere ai rockettari più intransigenti, ma penso
che chi dovesse riuscire a entrare nel mondo fatato e senza tempo
degli Asturias non ne resterà deluso. GB |