Per
i più giovani e per i “distratti” Al Atkins è
stato il primo cantante e uno dei principali fondatori dei Judas Priest,
anche se per motivi familiari ha dovuto quasi subito lasciare la band,
ma con la quale ha sempre avuto un rapporto reciproco di amicizia
e di stima. Alla fine degli anni ottanta Al inizia una carriera solista
e pubblica cinque album, questo è il quinto che originariamente
è uscito nel 2007 e oggi viene ristampato dalla Angel Air con
l’aggiunta di due bonus tracks, una label specializzata in ristampe
e nel recupero di dischi mai pubblicati, ogni sua edizione è
curata e le traccie sono tutte ovviamente rimasterizzate.
Demon Deceiver è un disco volutamente nostalgico, ad Atkins
non interessano di certo le mode, del resto lui ha vissuto in prima
persona la genesi dell’hard rock e poi in seguito quella dell’heavy
metal, quindi da un personaggio così non è che possiamo
aspettarci chissà quale innovazione stilistica, piuttosto è
interessante capire quanta classe c’è in questo eroe
dimenticato dell’hard ‘n’ heavy.
L’album apre con un suggestivo intro recitato, che lancia la
title track, uno strumentale retto da un tema musicale di gran classe,
un heavy metal ottantiano tutt’altro che scontato o prevedibile,
con la chitarra di Simon Lees in grande libertà. Brani come
“Money Talks” e “Blood, Demons and Whiskey”
sono perfetti esempi di puro heavy metal di gran classe, nostalgici
fin che volete, ma fatti veramente bene. Ogni brano è suonato
da una formazione diversa, questo toglie un po’ di continuità
nei suoni, ma in fondo è un effetto anche abbastanza limitato
dal genere proposto. Gli amanti del metal anthemico gradiranno sicuramente
la rocciosità di “Sentenced”, ancora puro HM nella
migliore tradizione NWOBHM, anche molto priestiano. Altro ottimo esempio
è “Bleeding” un metal piuttosto oscuro, che calza
alla perfezione con il soggetto portante dell’album e con l’artwork.
Finale molto lirico con la power ballad “Dream Deceiver”
scritta a quattro mani con gli ex compagni dei Judae. Questa special
reissue contiene due bonus composte dalla nuova formazione di Atkins,
gli Holy Rage, i suoni sono ancora più duri e decisi, nel secondo
brano inoltre abbiamo anche la presenta di Berni Torme. Buone prove
che non aggiungono però molto a quanto già detto in
precedenza.
Questo disco è un moderno classico del genere, puro metallo
nella migliore tradizione ottantiana, che non dirà molto alle
nuove generazioni che si nutrono di suoni più estremi, ma che
piacerà molto a chi è cresciuto con questi suoni e che
li ama ancora nonostante gli anni passati. GB
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