Gli Atoll sono un pezzo di storia del prog francese e per certi versi
sono paragonabili agli Ange, ma sono molto meno cerebrali. Nati nei
primi anni ’70, negli anni hanno dato vita ad un sound complesso,
sofisticato e melodico al tempo stesso. La formazione ha compreso
due tastieristi che si sono cimentati anche con Mellotron e Moog all’insegna
del classico prog. Quattro album in studio più un live e poi
un parziale scioglimento con Christian Beya che porta avanti il nome
del gruppo come “New Atoll” e da alle stampe questo lavoro,
uscito originariamente nel 1989 e che la Musea ha ristampato, come
già aveva fatto col resto della discografia.
Incantevoli le melodie orientali dell’omonima traccia d’apertura,
con quelle chitarre hardeggianti e le atmosfere epiche, un piccolo
gioiello tutto da riscoprire. “Quelque Part” propone ancora
delle belle melodie che mi hanno fatto pensare in parte anche ai Saga,
anche se il riferimento è solo per certe soluzioni armoniche
e non perché i due gruppi effettivamente si somiglino. Molto
più epica è “Un Soleil Caché”, come
avrete capito il gruppo canta in lingua francese, ma devo dire che
il risultato funziona piuttosto bene. La strumentale “Sahara
part.1” ha un vago sapore medioevale, con qualche tocco orientaleggiante
ed è sorretta da un giro di chitarra gitano pregevole, un discreto
mix. Più in linea con la produzione tipica francese è
la ficcante “Coup de Coeur”. La vena brillante del gruppo
emerge con forza dalle parti strumentali di “Hymne à
Laiah”. Spettacolare anche il chitarrismo di “Lune Noire”.
Le bonus tracks sono un brano dell’83, che penso sia inedito,
ma non è un gran che, e due brani registrati dal vivo in Giappone
nel tour di supporto al presente album che ci mostrano come il gruppo
fosse in forma.
L’Océan ha il sapore amaro dell’addio ad una formazione
di indubbio valore, ma riscoprirne la bellezza oggi è anche
fonte di piacere, una perla di prog francese che rende onore ad un
paese che ha dato un contributo al genere, ma ha raccolto molto poco.
GB
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