E’ sempre affascinante pensare di poter fermare il tempo, magari
solo per un istante, quello che può durare anche un disco che
vorresti non finisse mai. Naturalmente ognuno di noi resta relegato
alla propria età, e chi ha vissuto in gioventù gli anni
’70 con consapevolezza è convinto che la musica migliore
sia li. Ovviamente il discorso è valido per tutte le età,
chi pensa agli anni ’60, chi ’80 etc. Eppure la magia
di certi suoni di dischi Rock Progressivo venuti alla ribalta grazie
al massiccio proliferare di suoni sinfonici a partire dai King Crimson
ai Gentle Giant, ma soprattutto al fascino antico dei Genesis era
Gabriel, è fra le emozioni più forti che un amante di
musica Rock può provare.
E allora i proseliti sono tanti ed attenti, il Rock Progressive è
sempre vivo anche oggi, e chi lo suona non può che avere attenzione
anche agli anni che furono, pur sempre esternando una propria personalità.
E’ anche il caso di questo numeroso gruppo proveniente dalla
Francia dal nome Audio’m.
Sono composti da Marco Fabbri (batteria), Michel Cayuela &Mathieu
Havart (tastiere), Simon Segura (basso), Gary Haguenauer (chitarra),
Dominique Olmo (chitarra ritmica), Emma Boudeau (viola da gamba francese),
Lyse Mathieu (flauto traverso) e Emmanuelle Olmo-Cayuela (voce).
Questo album d’esordio dal titolo omonimo è suddiviso
in sei tracce, con due mini suite e brani comunque di lunga durata.
Il libretto che accompagna il supporto ottico è disegnato da
Valentin Bayle e la grafica di Mathieu Havart comprende anche i testi
delle canzoni cantate in inglese.
I quasi quindici minuti di “Stolen Love Bite” aprono l’album
palesando l’amore del gruppo nei confronti delle atmosfere “genesiane”,
con quelle chitarre dal sapore antico a cui mi riferivo inizialmente.
Buona la voce di Emmanuelle, di personalità e comunque malleabile.
Di tanto in tanto trafilano puntate nel New Prog anni '80‘,
in parole povere siamo dentro il Prog puro al 100%.
I brani sono composti in maniera da lasciare spazio alla creatività
ed al dialogo fra gli strumenti, con tanto di cambi di tempo e di
atteggiamento. Buona l’intesa ritmica e gradevoli gli assolo.
Per chi li conosce dico che riscontro analogie con band svedesi come
Sinkadus ed Anglagard.
Segue la seconda mini suite “Mouning Dove”, canzone molto
espressiva in quanto ricca di ingredienti sempre legati fra di loro
da una linea melodica intrigante e non scontata. Le tastiere a volte
ricoprono il ruolo di tappeto sonoro e a volte si esprimono in assolo.
“The Human Race” è il brano più breve (sei
minuti) ma in esso scorre il sangue Prog più fluido. Note in
libertà anche in “Dead Quiet”, molto classicismo
e un cantato a volte soave ed intenso. Quando subentra il Mellotron
e a seguire il flauto di Lyse i brividi inevitabilmente scorrono sulla
pelle del Prog fans.
Altro buon frangente è “Run Away”, un connubio
di stili e generi dove gli anni ’70 sorvolano inevitabilmente
nella mente. Un organo apre “Friend-Less-R” e chiude l’album,
quasi nove minuti di enfasi e personalità.
La band dimostra di nutrire un amore sconfinato per la musica in generale,
ma soprattutto al Prog dei tempi che furono, il tutto però
con carattere. Ottime le fughe strumentali, proprio come quelle contenute
nell’ultimo brano, funzionano i dai e vai. Non esprimo consigli
in quanto il genere proposto è questo, la pomposità,
l’astrusità e quant’altro fanno parte del Prog
per antonomasia, per cui, abili ed arruolati. Ora mancate solo voi
ad ascoltarli. MS
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